Ho cercato per molto tempo di spostare verso il Terminale certe attività, ma devo riconoscere che il punto di incontro migliore si ha in una fascia dove esiste ancora interfaccia grafica, di solito minimale, e il programma è sufficientemente versatile e potente per non fare rimpiangere Unix.
Oggi primo test vagamente significativo per la batteria di watch, con tre ore di macchina e itinerario affidato alle Mappe.
Inutile spiegare come funzioni il software di watch, perché Apple ha messo in campo uno sforzo divulgativo mai visto prima, neanche con iPhone. Tra
minisito, videoguide, illustrazioni in grande formato e la cornucopia di situcci e sitini che spiegano questo e quello in qualsiasi dettaglio concepibile, è impossibile che serva altro per avere l’idea.
In circostanze impreviste sono divenuto proprietario di un watch. È infine arrivato il momento di vedere se il computer da polso cambia le cose come ha fatto il computer da tasca.
Ancora un secondo sulla
questione dei widget, dato che ho trovato un vecchio
post di John Gruber che riempie varie mie lacune in argomento. È piuttosto lungo, comunque consigliato. Riporto alcuni brani chiave.
Sono grato a paoloo per avere commentato in modo interessante il
post su Status Board. Trovo discutibili alcune sue affermazioni e le commento a mia volta, per aggiungere informazioni alla discussione.
Non ho mai sentito di widget nel Lisa, mi sono perso qualcosa.
Assolutamente nulla perché nessuno li chiamava così nel 1983. Ma Lisa aveva due modalità di utilizzo, l’Office System e l’ambiente di sviluppo. L’Office System comprendeva sette applicazioni, più cose come calcolatrice e orologio. Che non venivano chiamate widget, certo.
Come è noto, le vendite di iPad sono in diminuzione anno su anno e qualcuno ha già iniziato i lamenti funebri, non di iPad ma del tablet. A dimostrazione che il gergo è la tomba dell’intelligenza.
Sono entrato da neofita nel magico mondo di
Ifttt, If This Then That. È un sistema geniale di ricette condizionali: se (if) accade una certa cosa, allora (then) deve accaderne un’altra (that).
Di quelle cose di Internet che ti fanno perdonare tutto, anche i commenti su YouTube, anche la foto-trofeo della vacanza su Facebook, anche i siti aggregatori un tanto al chilo: la
On-Line Encyclopedia of Integer Sequences.
Piacevolissima giornata a chiacchierare in trasferta con grandi amici, mentre un
MacBook bianco del 2007 inviava un Pdf da quattrocento megabyte via
WeTransfer a uno stampatore prealpino con Windows e, testuale, incapace di usare Dropbox.