Ci sono le chiacchiere sull’approvvigionamento di metalli rari in Africa (per esempio la columbite-tantalite, coltan) da parte delle multinazionali della tecnologia e poi ci sono le chiacchiere di Apple.
Queste ultime consistono nella nuova edizione del
rapporto sull’approvvigionamento di minerali conflict-free, il cui reperimento non implica il finanziamento diretto o indiretto di gruppi armati che hanno un interesse nell’attività di produzione e taglieggiano chi ci lavora.
Come si può leggere, cinque fonderie o raffinerie presenti nella catena di approvvigionamento di Apple non lo sono più,
e non è la prima volta che accade, avendo rifiutato di portare a compimento un audit indipendente sul loro operato. Per altri 253 fornitori che lo hanno fatto, Apple conclude che non collaborano, né finanziano è, né dipendono da gruppi armati.
I coniugi Gates hanno di recente pubblicato la loro [Annual Letter](2019-02-18 00:41).
All’interno si può leggere una scioccante novità:
I libri di testo iniziano a diventare obsoleti.
Se è arrivato ad accorgersene Bill Gates, vuol dire che l’evidenza è ormai soverchiante e il bisogno di agire urgente. Se qualcuno dal pianeta scuola è in ascolto e non ha voglia di ascoltare me, che non ho titolo, almeno ascolti Bill. Sta facendo del suo meglio per espiare, io dico che è sincero.
Un altro giro per curiosità attorno ai Comandi rapidi e a
Swift Playgrounds. La sostanza è niente: qui ho sistemato
un comando per avere anno-mese-giorno ore-minuti, una sciocchezza; lì, con il pretesto di pilotare un mostriciattolo a caccia di gemme, ho definito una funzione elementare. Intendo, da scuola elementare per quanto è semplice.
Il vero punto è che tornare, qui e lì, è piacevole. Un sacco di altri strumenti diretti alla programmazione o allo scripting, invece, mi provocavano frustrazione oppure noia oppure ambedue.
Kashmir Hill, reporter di Gizmodo, ha vissuto per un breve periodo bloccando tutti i servizi di una grande multinazionale a scelta tra Amazon, Apple, Facebook, Google e Microsoft. Niente browser, software, sistema operativo, servizi di messaggistica, ricerche, niente di niente. Poi ha fatto l’esperienza definitiva:
bloccarli tutti insieme.
È un inferno, riporta, a maggior ragione in quanto ha scelto la strada più radicale possibile: bloccare non solo prodotti e servizi delle multinazionali, ma anche tutto il traffico in transito dai loro server. Per esempio, niente DuckDuckGo, perché si appoggia al cloud di Amazon. Lo stesso vale per Dropbox.
L’Italia è una repubblica fondata sulla fotocopia.
Questa sarebbe la battuta. Il ragionamento appena più articolato nasce dal termine (incrocio le dita) delle mie recenti
peregrinazioni burocratiche; dopo un’ultima visita in Motorizzazione, dove ho fornito due moduli anagrafici uguali, sempre ovviamente compilato a mano, e un set completo di riproduzioni di codice fiscale-patente-carta di identità, che avevo già passato alla commissione medica, pare che nel giro di un mese mi spediranno la patente.
Spero mi si perdonerà l’ingenuità da fanciullo. Mi serviva rielaborare una serie di date e avevo a disposizione solo iPad. Nei Comandi rapidi ho trovato tutte le funzioni che mi facevano comodo e nel giro di pochi minuti avevo un automatismo prefetto.
Non solo: posso richiamarlo con Siri. Mi è diventato più facile dirlo che farlo, alla lettera.
A chi osserva che sto scoprendo l’acqua calda, rispondo che ha perfettamente ragione. Tuttavia voglio esortare quelli come me a scoprirla proprio come ho fatto io. Sorvolare sui Comandi rapidi è fin troppo facile per persone frettolose o impegnate e si finisce per sprecare una occasione preziosa di risparmiare tempo.
Sempre
fautore dell’intelligenza artificiale e sognatore di quella forte, magari invecchio, ma la piega che ha preso lo sviluppo software nel campo continua a piacermi poco.
Dopo
scacchi e Go, adesso gli algoritmi – AlphaZero di Google davanti a tutti – si sono affacciati sui giochi multiplayer online, stracciando i campioni umani in discipline come StarCraft II. Solo che
sembrano barare; cliccherebbero molto più velocemente di quello che sia fisicamente possibile a un umano e vedrebbero tutto il terreno di gioco anziché solo la parte libera dal fog of war, la foschia che limita la visuale dell’umano.
OnePlus è uno di quei computer da tasca che fanno tutto quello che fa iPhone, ma costano meno. Nessuna meraviglia che,
come Apple, anche loro organizzino concorsi fotografici per premiare immagini scattate con il loro apparecchio.
Nessuna meraviglia che, nel caso di OnePlus, il vincitore
abbia rubato l’immagine a un professionista. Il quale l’ha scattata con una Canon.
Trovo la situazione perfetta per illuminarci su che cosa significhi quel costa meno. Per quante
polemiche possa suscitare un concorso di Apple, penso che mai si vedrà una foto non scattata via iPhone.
Una delle soluzioni (sedicenti) al problema della privacy in rete, secondo gente con fantasia galoppante, sarebbe consistita nell’inserire nei siti una comunicazione Do Not Track; in sostanza chiedere gentilmente a quanti interessati a tracciare la navigazione, d non farlo, please. Come
scrive Engadget, somiglia a scrivere sullo zerbino all’ingresso per favore non rubate in questa casa.
Apple ha preso atto del (prevedibile) fallimento dell’iniziativa e rimuove da Safari il supporto di Do Not Track, per due ragioni: la prima è che appunto si tratta di codice inutile. La seconda è che Safari ottiene protezione della privacy molto migliore con la Intelligent Tracking Prevention messa a punto da Apple, funzione che impedisce a chi vuole tracciarci di starci dietro quando cambiamo sito.
Ringrazio Stefano per quanto segue:
Mi trovavo a Delhi con moglie e figlio per seguire un amico in uno stand della fiera annuale di arte moderna. Come purtroppo capita in questi casi qualche farabutto ha pensato bene di appropriarsi della borsetta lasciata incautamente sola su una sedia da mia moglie con dentro passaporti e carte di credito.
Tieni presente che senza documenti non puoi entrare in un aeroporto indiano, non basta l’e-ticket sul telefono. Il pensiero vola subito a come poter prendere l’aereo di ritorno da li a poche ore.