L’Italia è una repubblica fondata sulla fotocopia.
Questa sarebbe la battuta. Il ragionamento appena più articolato nasce dal termine (incrocio le dita) delle mie recenti
peregrinazioni burocratiche; dopo un’ultima visita in Motorizzazione, dove ho fornito due moduli anagrafici uguali, sempre ovviamente compilato a mano, e un set completo di riproduzioni di codice fiscale-patente-carta di identità, che avevo già passato alla commissione medica, pare che nel giro di un mese mi spediranno la patente.
Spero mi si perdonerà l’ingenuità da fanciullo. Mi serviva rielaborare una serie di date e avevo a disposizione solo iPad. Nei Comandi rapidi ho trovato tutte le funzioni che mi facevano comodo e nel giro di pochi minuti avevo un automatismo prefetto.
Non solo: posso richiamarlo con Siri. Mi è diventato più facile dirlo che farlo, alla lettera.
A chi osserva che sto scoprendo l’acqua calda, rispondo che ha perfettamente ragione. Tuttavia voglio esortare quelli come me a scoprirla proprio come ho fatto io. Sorvolare sui Comandi rapidi è fin troppo facile per persone frettolose o impegnate e si finisce per sprecare una occasione preziosa di risparmiare tempo.
Sempre
fautore dell’intelligenza artificiale e sognatore di quella forte, magari invecchio, ma la piega che ha preso lo sviluppo software nel campo continua a piacermi poco.
Dopo
scacchi e Go, adesso gli algoritmi – AlphaZero di Google davanti a tutti – si sono affacciati sui giochi multiplayer online, stracciando i campioni umani in discipline come StarCraft II. Solo che
sembrano barare; cliccherebbero molto più velocemente di quello che sia fisicamente possibile a un umano e vedrebbero tutto il terreno di gioco anziché solo la parte libera dal fog of war, la foschia che limita la visuale dell’umano.
OnePlus è uno di quei computer da tasca che fanno tutto quello che fa iPhone, ma costano meno. Nessuna meraviglia che,
come Apple, anche loro organizzino concorsi fotografici per premiare immagini scattate con il loro apparecchio.
Nessuna meraviglia che, nel caso di OnePlus, il vincitore
abbia rubato l’immagine a un professionista. Il quale l’ha scattata con una Canon.
Trovo la situazione perfetta per illuminarci su che cosa significhi quel costa meno. Per quante
polemiche possa suscitare un concorso di Apple, penso che mai si vedrà una foto non scattata via iPhone.
Una delle soluzioni (sedicenti) al problema della privacy in rete, secondo gente con fantasia galoppante, sarebbe consistita nell’inserire nei siti una comunicazione Do Not Track; in sostanza chiedere gentilmente a quanti interessati a tracciare la navigazione, d non farlo, please. Come
scrive Engadget, somiglia a scrivere sullo zerbino all’ingresso per favore non rubate in questa casa.
Apple ha preso atto del (prevedibile) fallimento dell’iniziativa e rimuove da Safari il supporto di Do Not Track, per due ragioni: la prima è che appunto si tratta di codice inutile. La seconda è che Safari ottiene protezione della privacy molto migliore con la Intelligent Tracking Prevention messa a punto da Apple, funzione che impedisce a chi vuole tracciarci di starci dietro quando cambiamo sito.
Ringrazio Stefano per quanto segue:
Mi trovavo a Delhi con moglie e figlio per seguire un amico in uno stand della fiera annuale di arte moderna. Come purtroppo capita in questi casi qualche farabutto ha pensato bene di appropriarsi della borsetta lasciata incautamente sola su una sedia da mia moglie con dentro passaporti e carte di credito.
Tieni presente che senza documenti non puoi entrare in un aeroporto indiano, non basta l’e-ticket sul telefono. Il pensiero vola subito a come poter prendere l’aereo di ritorno da li a poche ore.
Scrive (e pubblico) un amico (che ringrazio):
Programma di fatturazione elettronica. Garantito (leggi imposto) dal commercialista del cliente.
Mi trovo nello studio per fare tutt’altra cosa ma siccome sono esperto di
Mac magari posso dare una mano.
Citazione del commercialista:
Nessuno con Mac ha il problema x.
Situazione e soluzione proposta dal commercialista:
Questo Mac restituisce l’errore x quindi va portato in assistenza.
Più per curiosità che altro, smanetto un po’ e intanto che registro commenti e invenzioni varie, devi usare solo questo browser durante l’allineamento dei pianeti, devi usare il cavo di rete perché il Wi-Fi potrebbe essere un rischio per gli hacker, Chrome è il browser su cui è stato modellato il software perché è multipiattaforma,
Il
Super Bowl LIII è stato cerebrale più che spettacolare: hanno regnato le difese in una guerra di trincea che alla fine ha premiato chi, secondo pronostico, nel momento che conta avrebbe saputo esattamente che cosa fare e lo avrebbe fatto con precisione.
La classica partita che delude il pubblico ma compiace i tecnici. Per chi sa leggere appena appena dietro le quinte del football americano, la partita a scacchi tra coach offensivi e difensivi è stata affascinante, anche se visivamente noiosa. E sempre più coinvolgente, perché con l’andare dei minuti si capiva che sarebbe bastata una singola mossa, geniale o ottusa, a decidere tutto. Così è stato e forse ha vinto il migliore; certamente ha vinto il più preparato ed efficace per un arco di tempo più lungo.
Intanto che guardo il
Super Bowl, provvedo a una urgenza improcastinabile: aggiornare Homebrew alla nuovissima luccicante
versione 2.0.
Nelle note di aggiornamento viene data molta rilevanza al supporto-novità per Linux e Windows, tuttavia c’è più che a sufficienza sotto al cofano per stare più che abbondantemente aggiornati.
La mia dipendenza da Homebrew non è intensa ma subdola: da Common Lisp allo scaricamento dei video da YouTube, non mi serve mai urgentemente né tutti i giorni; eppure risolve miriadi di situazioni dove un mattoncino Unix sistema in un instante quello che a me costerebbe probabilmente ore di attenzione, appeso alla speranza che non si verifichi un problema di complessità troppo superiore alla mia capacità. Viva Homebrew, viva Homebrew 2.0.
Dopo anni di attesa ho potuto finalmente divertirmi qualche minuto con [Swift Playgrounds](Swift Playgrounds by Apple). Come primo impatto trovo che sia una idea carina, ragionevolmente curata, con margini di miglioramento molto, molto ampi. Anche così, comunque, ha un suo perché. Cominciare da zero, risolvere un quesito al giorno nella pausa caffè…? Le dedicherei del tempo, anche minimo, anche di ritaglio, a prescindere dall’opinione personale sul coding, esattamente come
Duolingo permette di fare con le lingue straniere.