Caro Babbo Natale,
è stato un anno sull’ottovolante, con una (nuova) figlia che ha dato i punti al papà in fatto di non dormire per periodi indefiniti, più un Mac nuovo e un iPad nuovo, per limitarsi al tema.
Al centro di tutto, nel tema e fuori tema, si è ruotato molto attorno allo hardware.
Quindi non ti offenderai se per l’anno che arriva ti chiedo di portarmi tanto software. Tutto quello che gira su un iPad Pro nuovo fiammante e che forse neanche ho in mente, avendo saltato diverse versioni di sistema operativo.
Ho visitato Codemotion Milano 2018 e sono rimasto anche quest’anno favorevolmente impressionato dall’atmosfera del luogo. Si parla di programmazione e design applicativo, anche in modo pesante, ma si vedono persone motivate, allegre, entusiaste e lontane dallo stereotipo del nerd asociale e avulso dalla realtà.
C’erano tanti Mac e ne ho fotografati alcuni in contesti particolari. L’obiettivo era fotografare Mac e farlo in fretta senza disturbare; la resa delle immagini è pessima e me ne scuso, anche se l’illuminazione certo non aiutava.
Mi spiace di andare per spizzichi e bocconi, con una prima e una seconda parte prima di questo post. Avrei scritto volentieri un megapezzo stile John Gruber solo che lui è più organizzato e così per metà mi sono rimaste sulla tastiera cose che volevo dire e altre le ho scoperte cammin facendo. Le pubblico in ordine sparso.
Sono passato dalla tastiera virtuale di iPad vecchio stile a quella full size di iPad Pro, che possiede tutti i tasti della tastiera convenzionale.
Dicevo ieri che Face ID di fatto elimina o quasi il fastidio di avere il codice di sblocco. E da questo punto di vista, proprio è diverso guardare per un attimo lo schermo che dover poggiare il dito per l’impronta.
Face ID viene in aiuto anche per l’attenzione inversa, come l’ho chiamata: iPad Pro fa attenzione a quando gli facciamo attenzione. Una delle cose che mi hanno disorientato un attimo all’inizio è stata la mancanza dell’impostazione del tempo di funzionamento prima di andare in stop (per me i quindici minuti erano ottimali).
Quando la tecnologia ti pone davanti a un dilemma futile quanto insuperabile.
Ho sempre preferito i grandi schermi, perché sono più produttivi. Il mio ultimo portatile è stato un diciassette pollici.
Contemporaneamente ho apprezzato iPad per la possibilità di lavorare tenendolo in mano e, all’occorrenza, digitare con i due pollici e la tastiera spezzata in due tronconi scorrevoli sui lati dello schermo.
L’iPad corrente, in terza generazione del 2012, è una macchina formidabile e per due settimane è stata l’unica macchina a disposizione.
Ero rimasto indietro di oltre un giro, lavorando negli ultimi anni con El Capitan, alias macOS 10.11. Ho avuto durante l’estate un brevissimo flirt con High Sierra e ora, con l’arrivo di Mac mini, mi sono ritrovato macOS Mojave, 10.14.
Confesso che, durante il breve periodo di High Sierra, sapevo di avere davanti una nuova versione di sistema operativo ma non avrei saputo indicare a bruciapelo che cosa ci fosse di veramente diverso e con Mojave la sensazione è identica, anche se ho dato un’occhiata alla Modalità scura, il Dark Mode, e certo non avrei potuto farlo con altre versioni.
Non avrebbe senso parlare di Mac mini senza un contesto.
Venti anni fa lavoravo con un Mac desktop e un Mac portatile. Il portatile era fortemente penalizzato in dotazioni rispetto al desktop e aveva l’unico merito di essere, appunto, portatile.
Poi uscì (di produzione) Newton MessagePad, una macchina così avanti sui tempi che dovevo assolutamente averla prima che diventasse impossibile reperirla. Vendetti il portatile e lo sostituii con un Newton, che mi permetteva di produrre lavoro di pari qualità a una frazione di peso e ingombro.
Microsoft supera per poco tempo Apple come azienda più capitalizzata del mercato americano.
Succede.
Questo succede meno di frequente: il titolo originale contiene la parola briefly (brevemente, per poco tempo) mentre il link microsoft-overtakes-apple-as-most-valuable-us-company ne è privo.
Per chi sia appena pratico di sistemi di pubblicazione per il web, questo è indizio piuttosto chiaro che la parola briefly sia stata aggiunta successivamente. Il sorpasso infatti è durato pochissimo e alla chiusura dei mercati era già evaporato, lasciando Apple in vantaggio di ventisei miliardi su Microsoft.
(Anni fa girava attorno al Castello Sforzesco di Milano un innocuo svalvolato il cui mantra era La Chiesa ti uccide con l’onda. Il titolo è un piccolo omaggio).
Ho scritto un paio di pezzi su Thrive, di cui uno già pubblicato, che ruotano attorno al tema della trasformazione digitale. È la nuova parola d’ordine, il Grande Obiettivo delle aziende. Peccato che nessuno abbia veramente capito che significa. Al momento serve come scusa per vendere hardware e software o per tagliare i costi interni in modo cieco.
Quando ho iniziato a bloggare ho capito che non avrei voluto mai smettere e oramai sono quasi vent’anni.
Questa è la seconda ripresa dopo due pause importanti e sono lieto che si sia sempre trattato di cause di forza maggiore: combinati disposti di guasti hardware, pressing di casa e lavoro, mia incompetenza: se riesco a fare solo in un’ora qualcosa che a una persona normale richiede dieci minuti, tendo a non farlo.