Merita attenzione il lavoro di PureOS, impegnata nel sogno utopico eppure necessario di offrire una piattaforma interamente libera, open source, dal primo hardware all’ultimo software. Attenzione doppia nel momento in cui annuncia un framework che rende responsive le app come fossero siti web; in funzione dello schermo in cui si trovano i menu si allargano, restringono, diventano pulsanti, spariscono per essere suscitati da un gesto eccetera. Il codice è uno solo e la app offre sempre la migliore interfaccia possibile.
Passerò diversi giorni tra Stati Uniti e Messico e sono curioso soprattutto di verificare le condizioni dei Wi-Fi di bordo sugli aeromobili.
Sono passati i tempi quando dovevi spegnere spietatamente ogni apparecchio elettronico durante il decollo pena alluvioni e invasioni di cavallette. Apparentemente, gli aerei continuano a stare in aria nonostante la presenza di passeggeri che comunicano e, se disgraziatamente cadono, lo devono a fattori ben più importanti.
Sarà interessante. Spero.
La progettazione dei MacBook Pro soffre o soffriva di un
problema causato dall’usura prematura dei cavi che collegano il video alla scheda logica e su iFixit, che vive attorno alla riparazione degli oggetti hardware, non pare vero di poterlo chiamare flexgate: il nuovo scandalo da mettere sulla bocca di tutti, la nuova parola d’ordine da giocarsi ogniqualvolta possibile, per darsi l’aria di saperla lunga, di parlare il gergo degli iniziati.
Solo che la parola flexgate, così affascinante e sensazionalista, forse dà anche fastidio; è infatti presente nel titolo della pagina, ma non nel titolo dell’articolo. Sa di modifica effettuata a posteriori. Senza alcuna prova per affermarlo con certezza, si può nutrire il dubbio che sia dovuto a commenti
di questo tenore:
Condivido con John Gruber l’idea che il restyling del logo di Slack
sia stato un grande errore.
Non me ne sarei mai occupato se lo sfondo viola dell’icona su iOS non fosse stato sostituito da uno sfondo bianco.
Criticare un logo è uno sport da sempliciotti. Bisognerebbe sapere o almeno intuire di estetica, colore, proporzioni e un sacco di altre discipline, o stare dignitosamente zitti.
Sperimentare una mancanza di funzionalità tuttavia è tutt’altra cosa.
Secondo Slack, la modifica rende più leggibili le notifiche nel badge dell’icona.
Onore e stima perenni per Dr. Drang, rafforzati dal fatto che solo lui può arrivare a scoprire come BBEdit
sappia recuperare da una espressione regolare fino a novantanove risultati parziali e, per conseguenza, sarebbe meglio richiedere questi ultimi con un numero a due cifre, per non incappare in equivoci anche sottili, difficili da cogliere.
Onore e stima perenni a BBEdit per farlo e, in generale, avere un eccellente supporto per le regex. Cambiano la vita a chi scrive e, più in generale, a chi amministra sistemi.
Pare che
si stia vendendo un watch ogni secondo, in accordo alle stime – da prendere con pinze per il lavoro in fonderia – di Strategy Analytics.
watch coprirebbe la maggioranza assoluta del mercato, lasciando il secondo – Samsung – al tredici percento, poco più di un quarto rispetto al cinquantuno.
Cose che contano pochissimo o non contano. Sarebbe facile linkare gli scettici di qualche anno fa e metterli a confronto con una stima da tre milioni di unità vendute al mese. Poco interessante; è successo con iPod, con iPhone, iPad, è successo sempre in questo secolo. Quelli della prima ora brontolano e piano piano vengono lasciati alla loro incompetenza.
Per chi ricordasse i tempi della festa di fine anno della scuola, con l’immancabile band di studenti che schitarrava su un palco improvvisato, i tempi sono un po’ cambiati.
Adesso, soprattutto se si studia a Huntington Beach, dalle parti di Los Angeles, l’idea è preparare uno show con cover e canzoni originali per un totale di trentasette pezzi, preparati e presentati dagli studenti che lavorano con qualità professionale a ogni dettaglio.
La lettura più sorprendente della settimana, anche se un po’ in ritardo, per me sarà questo
articolo di Asymco sulla struttura del conto economico interna ad Apple.
Va letto tutto; il principio base è che ogni apparecchio in vendita vada visto come una attività commerciale a sé, con il suo costo e i suoi profitti.
In questa luce, il conto delle unità vendute perde importanza e le metriche portano alla luce situazioni interessanti, come il fatto che il business complessivo sia stato fondamentalmente costante nell’ultimo triennio.
Sono passati quasi due anni dal
quarto di secolo e BBEdit se la cava alla grandissima.
Infatti è appena uscito un aggiornamento superimportante che rende
sandboxed il programma.
Tecnicamente, significa che BBEdit rispetta i requisiti di sicurezza sempre più stringenti imposti da Apple al software per Mac. Finora questo ha significato problemi vari, per esempio l’impossibilità di vendere su Mac App Store una versione di BBEdit equivalente a quella presente sul sito Bare Bones.
Stando a un articolo di Digiday UK, Apple News
non funziona bene per gli editori che speravano in ricavi interessanti.
Conforta sapere che Apple News ha risultati deludenti per una serie di ottime ragioni. Prima di tutto agli inserzionisti è vietato l’uso di dati o indirizzi IP acquisiti da terze parti; in altre parole, la privacy del lettore è tutelata. Secondo, è vietata anche la pubblicità programmatica, controllata da automatismi e algoritmi. A proporre un’inserzione non è un software, ma un umano che desidera comunicare verso altri umani.