Bisogna ricordare che si entra nel nuovo anno con l’addio agli acquisti su Cydia, l’app store del jailbreaking su iOS.
Non è l’addio a Cydia, che persiste; tuttavia non è più possibile acquistarvi software. Che pare il preludio a una successiva decisione più radicale, dato che le ragioni addotte sono principalmente costi e sicurezza.
Jay Saurik Freeman, il genio dietro Cydia, mantiene una piattaforma che è in perdita e lo è ancora di più se permette di acquistare.
Come viatico per il nuovo anno scelgo Macincloud, un Mac a disposizione nella Nuvola e anche con prezzi accessibili; esiste persino il piano a consumo, un dollaro l’ora con prepagate da trenta dollari.
Come idea mi ricorda la scelta di molti milanesi che hanno rinunciato all’auto di proprietà perché costa loro molto meno chiamare un taxi quando serve, o usare i servizi di condivisione. Come idea la capisco perfettamente, appena consigliata a una cara amica che purtroppo per lei usa Windows e vorrebbe pubblicare autonomamente un eBook su iTunes.
Si chiude un anno che, da questa parte della scrivania, ha portato problemi hardware, problemi con clienti, problemi logistici, problemi strategici, problemi pratici. Diciamo che se ne sono visti di migliori.
Eppure il bilancio faticoso e semi-insonne del 2018 è in gigantesco attivo per via dell’ arrivo della secondogenita, che domani spegnerà la prima candelina. Secondogenita che in parte è responsabile dell’andamento non brillantissimo dell’annata; di fatto non ha ancora regolarizzato il ritmo del sonno e questo, nell’ecosistema familiare, complica di molto la quotidianità lavorativa e no.
Immagina di impartire il comando vagrant up dentro una macchina virtuale creata da VirtualBox e scoprire che l’audio degli AirPods si degrada in modo inaccettabile.
Succede davvero: gli AirPods vanno in modalità audio bassa qualità a sedici chilohertz quando si fa partire una macchina virtuale.
Leggendo il post si scopre che la cosa avviene saltuariamente, magari una volta su dieci.
Leggendo i commenti, si apprende che capita con vari altri esemplari di cuffie e auricolari Bluetooth.
Una delle soddisfazioni del successo di iOS è che continua a smentire le teorie meramente quantitative riguardanti le dinamiche di una piattaforma, teorie che andavano per la maggiore negli anni di Windows (una per tutte: il mito per cui c’erano più virus su Windows perché Windows era più diffuso).
Ulteriore conferma a fine anno: secondo i dati di Sensor Tower, gli autori di app che hanno incassato almeno un milione di dollari su App Store nel 2018 sono il doppio di quelli che hanno realizzato la stessa impresa su Google Play.
Non si fa in tempo a commentare le virtù nascoste dei processori Arm di Apple che salta fuori la notizia del supporto dei sessanta fotogrammi al secondo per Fortnite su iOS.
Per contestualizzare, Fortnite è il gioco di combattimento del momento e sessanta fotogrammi per secondo sono il Graal di chi gioca, perché permettono una visione fluida del terreno di gioco e una minore latenza, cioè vantaggio nei confronti di chi vede meno fotogrammi.
Anche se nessuno ha il coraggio di dirlo apertamente per esigenze di mercato, i processori Arm finiranno per soppiantare quelli Intel in più di una situazione. Certo non completamente, però in modo tale che avere un processore Intel a bordo di qualsiasi cosa sarà una informazione assolutamente non scontata.
È più questione di quando, che di se. Si vede nell’evoluzione dei chip che Apple progetta su misura per gli apparecchi iOS.
Colgo l’occasione per ringraziare Babbo Natale, quest’anno veramente generoso su tutti i fronti. Limitatamente alla computer science ho avuto il gran piacere di ricevere Let Over Lambda, libro hard su Common Lisp che si propone nientemeno di spostare i confini di ciò che sappiamo sulla programmazione e in particolare su Common Lisp, visto attraverso le sue capacità di creare macroistruzioni.
È un testo vastamente superiore alle mie capacità di comprenderlo. Contemporaneamente so per esperienza che, con questo approccio, mi resterà certamente attaccato qualcosa di utile ben oltre le mie conoscenze attuali.
Credenti o no, è per forza un giorno speciale e auguro a ciascuno di viverlo in modo speciale, se possibile vicino a persone speciali.
Consiglio inoltre di destinare la seconda parte della giornata al gioco, una volta placata la tempesta parentale, quando il clamore si attenua.
In questo periodo nel mio entourage si portano bene Carcassonne e Battle of Polytopia. Roba semplice per partire ma grande complessità se si vuole esser bravi.
Negli ultimi trenta giorni sono transitato dagli aeroporti di Milano (Malpensa e Orio al Serio), Monaco, Vienna, Varsavia, Cracovia e Katowice (due volte, uno scalo che fa sembrare Linate uno hub intercontinentale).
Non per fare quello che viaggia, ma per dire che ovunque ho trovato Wi-Fi immediato e di buona qualità. Solo a Monaco viene chiesta una registrazione, utile per chi passa frequentemente; altrove è tutto istantaneo. A Ostrava (Repubblica Ceca) abbiamo pranzato in una bettola dove la cameriera a momenti neanche parlava il ceco, ma ha saputo produrre all’istante un bigliettino con la password del Wi-Fi.