È da diverse settimane che utilizzo iPad Pro e sono veramente soddisfatto: uno dei computer migliori della ma vita.
Al momento mi trovo allineato nel giudizio con John Gruber. Nella sua pagella di Apple per il 2018, ha parlato dell’hardware iPad come di una cosa spettacolare, quasi una visita dal futuro, e non potrei essere più d’accordo.
Sul software ho dei distinguo nei particolari ma concordo nella sostanza: iPad è talmente progredito che merita una revisione su misura del software di sistema, dato che iOS nella sua forma attuale non ne esalta tutte le,potenzialità.
Ci sono le chiacchiere sull’approvvigionamento di metalli rari in Africa (per esempio la columbite-tantalite, coltan) da parte delle multinazionali della tecnologia e poi ci sono le chiacchiere di Apple.
Queste ultime consistono nella nuova edizione del rapporto sull’approvvigionamento di minerali conflict-free, il cui reperimento non implica il finanziamento diretto o indiretto di gruppi armati che hanno un interesse nell’attività di produzione e taglieggiano chi ci lavora.
Come si può leggere, cinque fonderie o raffinerie presenti nella catena di approvvigionamento di Apple non lo sono più, e non è la prima volta che accade, avendo rifiutato di portare a compimento un audit indipendente sul loro operato.
I coniugi Gates hanno di recente pubblicato la loro [Annual Letter](2019-02-18 00:41).
All’interno si può leggere una scioccante novità:
I libri di testo iniziano a diventare obsoleti.
Se è arrivato ad accorgersene Bill Gates, vuol dire che l’evidenza è ormai soverchiante e il bisogno di agire urgente. Se qualcuno dal pianeta scuola è in ascolto e non ha voglia di ascoltare me, che non ho titolo, almeno ascolti Bill. Sta facendo del suo meglio per espiare, io dico che è sincero.
Un altro giro per curiosità attorno ai Comandi rapidi e a Swift Playgrounds. La sostanza è niente: qui ho sistemato un comando per avere anno-mese-giorno ore-minuti, una sciocchezza; lì, con il pretesto di pilotare un mostriciattolo a caccia di gemme, ho definito una funzione elementare. Intendo, da scuola elementare per quanto è semplice.
Il vero punto è che tornare, qui e lì, è piacevole. Un sacco di altri strumenti diretti alla programmazione o allo scripting, invece, mi provocavano frustrazione oppure noia oppure ambedue.
Kashmir Hill, reporter di Gizmodo, ha vissuto per un breve periodo bloccando tutti i servizi di una grande multinazionale a scelta tra Amazon, Apple, Facebook, Google e Microsoft. Niente browser, software, sistema operativo, servizi di messaggistica, ricerche, niente di niente. Poi ha fatto l’esperienza definitiva: bloccarli tutti insieme.
È un inferno, riporta, a maggior ragione in quanto ha scelto la strada più radicale possibile: bloccare non solo prodotti e servizi delle multinazionali, ma anche tutto il traffico in transito dai loro server.
L’Italia è una repubblica fondata sulla fotocopia.
Questa sarebbe la battuta. Il ragionamento appena più articolato nasce dal termine (incrocio le dita) delle mie recenti peregrinazioni burocratiche; dopo un’ultima visita in Motorizzazione, dove ho fornito due moduli anagrafici uguali, sempre ovviamente compilato a mano, e un set completo di riproduzioni di codice fiscale-patente-carta di identità, che avevo già passato alla commissione medica, pare che nel giro di un mese mi spediranno la patente.
Spero mi si perdonerà l’ingenuità da fanciullo. Mi serviva rielaborare una serie di date e avevo a disposizione solo iPad. Nei Comandi rapidi ho trovato tutte le funzioni che mi facevano comodo e nel giro di pochi minuti avevo un automatismo prefetto.
Non solo: posso richiamarlo con Siri. Mi è diventato più facile dirlo che farlo, alla lettera.
A chi osserva che sto scoprendo l’acqua calda, rispondo che ha perfettamente ragione.
Sempre fautore dell’intelligenza artificiale e sognatore di quella forte, magari invecchio, ma la piega che ha preso lo sviluppo software nel campo continua a piacermi poco.
Dopo scacchi e Go, adesso gli algoritmi – AlphaZero di Google davanti a tutti – si sono affacciati sui giochi multiplayer online, stracciando i campioni umani in discipline come StarCraft II. Solo che sembrano barare; cliccherebbero molto più velocemente di quello che sia fisicamente possibile a un umano e vedrebbero tutto il terreno di gioco anziché solo la parte libera dal fog of war, la foschia che limita la visuale dell’umano.
OnePlus è uno di quei computer da tasca che fanno tutto quello che fa iPhone, ma costano meno. Nessuna meraviglia che, come Apple, anche loro organizzino concorsi fotografici per premiare immagini scattate con il loro apparecchio.
Nessuna meraviglia che, nel caso di OnePlus, il vincitore abbia rubato l’immagine a un professionista. Il quale l’ha scattata con una Canon.
Trovo la situazione perfetta per illuminarci su che cosa significhi quel costa meno.
Una delle soluzioni (sedicenti) al problema della privacy in rete, secondo gente con fantasia galoppante, sarebbe consistita nell’inserire nei siti una comunicazione Do Not Track; in sostanza chiedere gentilmente a quanti interessati a tracciare la navigazione, d non farlo, please. Come scrive Engadget, somiglia a scrivere sullo zerbino all’ingresso per favore non rubate in questa casa.
Apple ha preso atto del (prevedibile) fallimento dell’iniziativa e rimuove da Safari il supporto di Do Not Track, per due ragioni: la prima è che appunto si tratta di codice inutile.