È terminato lo studio congiunto di Apple e università di Stanford sull’individuazione con Apole Watch di irregolarità cardiache e specialmente fibrillazione atriale.
I risultati sono tecnicamente buoni ma è la cosa che interessa di meno. L’elemento che dovrebbe destare più sensazione è invece l’ampiezza della partecipazione, oltre quattrocentomila partecipanti. Non si era mai potuto allestire uno studio ugualmente controllato e di dimensioni analoghe.
Dei quattrocentomila, circa duemila hanno ricevuto notifiche di irregolarità nel battito e il consiglio di farsi visitare più accuratamente.
Volo da Monterrey (Messico) a Houston (Texas), organizzato da United. Il Wi-Fi di bordo è dotazione di serie. È persino funzionante prima del decollo e mando alcuni messaggi con grande tranquillità.
Ci alziamo in volo e la connessione scompare, giustamente perché l’idea è che il servizio funzioni in quota. Raggiunta la quota, provo a caricare una pagina web. La barra di progressione si lancia con entusiasmo verso metà percorso e poi si ferma, per non dare più segni di vita sino all’atterraggio.
Volo di qualche ora tra Stati Uniti e Messico; la connessione wireless a bordo viene molto pubblicizzata e c’è perfino una spia luminosa dedicata al Wi-Fi, come quella per il divieto di fumo o l’obbligo di allacciare le cinture.
Di più; ai tagli di banda a pagamento si aggiunge anche una promozione straordinaria per la sola messaggistica, disponibile gratis.
Tiro fuori iPad Pro, lancio iMessage e non funziona. Lo steward, interpellato, armeggia con disinvoltura nelle impostazioni dell’apparecchio, per farmi sapere che sarebbe meglio parlare con il supporto via chat.
Tratta intercontinentale Parigi-Detroit e viene naturale collaudare il Wi-Fi di bordo. Anche perché, la sera precedente, i sistemi di Air France si erano rifiutati di effettuare il check-in online, restando irraggiungibili per alcune ore prima di concedersi. Pér una grande compagnia aerea si tratta di una situazione come minimo inusuale.
In sostanza, una truffa. Nominalmente abbiamo a disposizione tre opzioni di navigazione, cinque euro, dieci euro e venti euro, rispettivamente per venti megabyte, cento megabyte, duecento megabyte di dati.
Due app su iPad Pro in modalità affiancata e lo sapevo. Mi scappa un dito che striscia da destra ed ecco apparire la terza app, in modalità galleggiante.
Già avere le app affiancate è un progresso sostanziale nella produttività con iPad. La terza finestra è meno determinante ma aggiunge possibilità ulteriori.
Inutile dire che, da questo punto vista il modello da 12"9, è scelta clamorosamente superiore. Mai avuto ripensamenti e questo è un colpo direi decisivo.
Passerò diversi giorni tra Stati Uniti e Messico e sono curioso soprattutto di verificare le condizioni dei Wi-Fi di bordo sugli aeromobili.
Sono passati i tempi quando dovevi spegnere spietatamente ogni apparecchio elettronico durante il decollo pena alluvioni e invasioni di cavallette. Apparentemente, gli aerei continuano a stare in aria nonostante la presenza di passeggeri che comunicano e, se disgraziatamente cadono, lo devono a fattori ben più importanti.
Sarà interessante.
Merita attenzione il lavoro di PureOS, impegnata nel sogno utopico eppure necessario di offrire una piattaforma interamente libera, open source, dal primo hardware all’ultimo software. Attenzione doppia nel momento in cui annuncia un framework che rende responsive le app come fossero siti web; in funzione dello schermo in cui si trovano i menu si allargano, restringono, diventano pulsanti, spariscono per essere suscitati da un gesto eccetera. Il codice è uno solo e la app offre sempre la migliore interfaccia possibile.
Passerò diversi giorni tra Stati Uniti e Messico e sono curioso soprattutto di verificare le condizioni dei Wi-Fi di bordo sugli aeromobili.
Sono passati i tempi quando dovevi spegnere spietatamente ogni apparecchio elettronico durante il decollo pena alluvioni e invasioni di cavallette. Apparentemente, gli aerei continuano a stare in aria nonostante la presenza di passeggeri che comunicano e, se disgraziatamente cadono, lo devono a fattori ben più importanti.
Sarà interessante. Spero.
La progettazione dei MacBook Pro soffre o soffriva di un problema causato dall’usura prematura dei cavi che collegano il video alla scheda logica e su iFixit, che vive attorno alla riparazione degli oggetti hardware, non pare vero di poterlo chiamare flexgate: il nuovo scandalo da mettere sulla bocca di tutti, la nuova parola d’ordine da giocarsi ogniqualvolta possibile, per darsi l’aria di saperla lunga, di parlare il gergo degli iniziati.
Condivido con John Gruber l’idea che il restyling del logo di Slack sia stato un grande errore.
Non me ne sarei mai occupato se lo sfondo viola dell’icona su iOS non fosse stato sostituito da uno sfondo bianco.
Criticare un logo è uno sport da sempliciotti. Bisognerebbe sapere o almeno intuire di estetica, colore, proporzioni e un sacco di altre discipline, o stare dignitosamente zitti.
Sperimentare una mancanza di funzionalità tuttavia è tutt’altra cosa.