In un intervallo della serata di gioco di ruolo:
Abbiamo preso uno stagista veramente bravo. Sta preparando una app di fiabe in realtà aumentata. Che se solo funzionasse decentemente su Android… stiamo collaudando su un modello di punta e sì, ogni tanto vede il pavimento. Ogni tanto.
Lo sviluppo della app per iPhone invece procede a gonfie vele e il pavimento viene sempre visto nel modo giusto per applicargli la realtà aumentata.
Per quanto il gioco preferito di moltissimi sia faccio le pulci al nuovo sistema operativo apposta per lamentarmi che dopo dieci o venti anni di evoluzione non compaiono più funzioni clamorose come quando il sistema era appena nato, constato che da tempo non ero in attesa speranzosa di una nuova versione di iOS come adesso che sta per arrivare la dodicesima iterazione.
Apple spinge chiaramente novità come la realtà aumentata o gli animoji; a leggere un primo resoconto della beta, mi entusiasmo per Siri Shortcuts, Screen Time, FaceTime fino a trentadue partecipanti simultanei, Apple Books che sostituisce iBooks, Apple News che finalmente magari diventa anche cosa italiana, unificazione dei gesti tra iPhone e iPad.
Microsoft ha pubblicato un nuovo Surface economico, per cercare di rosicchiare qualche briciola all’iPad ora capace di usare Apple Pencil.
La concorrenza è un bene; il rovescio della medaglia è che compaiono pagine di inutilità leggendaria, tipo caratteristiche e prezzi a confronto.
Come se contassero qualcosa, i prezzi e le caratteristiche.
La vera differenza è che poi per iPad esce Affinity Designer. E altre cento meraviglie che gli altri se le scordano.
Come tutti gli anni, Apple ha fatto cosa buona e giusta e reso disponibili a chiunque i video – ricercabili – delle sessioni tecniche di Wwdc.
Sono cose dirette principalmente agli sviluppatori, quindi molto tecniche. Eppure a scorrere la lista si trova certamente qualcosa che vale la pena di leggere e invito chiunque ad addomentarsi con qualcosa di almeno vago interesse.
Mi guarderò Swift Generics perché è un concetto che sicuramente meritava più spazio sul mio libriccino.
Ci sono sicuramente questioni più urgenti, ma credo ugualmente che la nostra scuola stia avviandosi verso un piano inclinato.
Chi esce con una cultura lo fa nonostante l’istituzione, principalmente grazie al tessuto sociale intorno. I test mostrano chiaramente un divario di alfabetizzazione letteraria e numerica tra nord e sud… e gran parte degli insegnanti al nord arrivano da sud.
Il problema è che la scuola è in ritardo sui ragazzi di oggi e il ritardo è destinato ad ampliarsi senza proroghe.
La sfida di riportare alla vita un Mac IIsi del 1990 e metterlo su Internet nonché praticare le tipiche attività del computer di oggi, o almeno approssimarle, è sempre avvincente, va da sé. Ci sono il fatto tecnico e le soluzioni ingegnose.
Allo stesso tempo, mi ripeto, diventa rapidamente stucchevole. Bellissimo il retrocomputing e lo adoro, però ormai è stato fatto più o meno tutto quello che può essere fatto. L’ennesimo computer apparentemente inadeguato che diventa adeguato, va bene, purché ci sia almeno qualcosa di intrigante.
Ringrazio Mimmo per avermi segnalato Usare R con Emacs e ESS - un ambiente multifunzione.
Con un titolo così può passare per materiale esoterico, ma comincia così:
Pochi anni fa mi sono liberato del foglio di calcolo per scrivere invece codice in R. Nel procedere ho appreso una lezione di valore: più la curva di apprendimento è ripida, maggiore è il ritorno. Il mio tempo investito nell’apprendimento di R ha pagato alla grande e oggi uso questo linguaggio per tutte le mie attività numeriche e di analisi quantitativa.
Chi è abbastanza fortunato da avere visto l’inizio del computing personale tende a dimenticarlo, tuttavia faceva parte di una élite planetaria di pochi milioni di persone, su miliardi di popolazione.
Oggi le cose sono leggermente cambiate e ad avere accesso all’informatica, almeno quella di base, è quasi metà del pianeta.
Per chi scrive software la differenza non la fa più l’avere una applicazione, semplicemente esistere; bisogna raggiungere i propri utilizzatori nei modi migliori per loro.
Il titolo Apple sta costruendo una piattaforma mediale come mai prima (Ryan Christoffel su MacStories) mi sembrava eccessivo e fuori dal tono moderato tipico del sito. Poi ho letto l’incipit.
Hai mai guardato la costruzione di un nuovo edificio senza avere idea di come sarà una volta finito? I progressi arrivano un pezzo per volta e ti lasciano all’oscuro dell’obiettivo fino a che arriva un punto nel quale, in un singolo attimo, improvvisamente tutto acquista un senso.
Uno dice che Apple è diversa dalle altre aziende e giù a sentire gli insulti, le maldicenze, sei un credente, prendi i soldi, basta guerre di religione, tutti i computer sono uguali.
Poi legge che un test su oltre diciassettemila app Android ha trovato che, tranquilli, la storia dell’apertura surrettizia del microfono per ascoltare di nascosto le conversazioni a uso pubblicitario è una leggenda urbana.
C’è il fatto trascurabile che oltre novemila di queste app, in compenso, salvano di nascosto schermate del computer da tasca e le spediscono altrove, sempre di nascosto, sempre a fini pubblicitari.