Non conosco il giapponese e il testo mi risulta incomprensibile, ma è sufficiente guardare le figure del blog Mac Otakara per capire che, dopo quattordici anni di onorato servizio,
si prepara la pensione per Dashboard.
All’inizio l’idea dei widget scritti in HTML e poco più, capaci di galleggiare sullo schermo in una sorta di scrivania ausiliaria, sembrava promettente. Ci avevo investito una discreta quantità di tempo ed erano comparsi anche widget interessanti. All’epoca del massimo splendore una pagina del sito Apple li elencava tutti ed erano oltre tremila.
Interrompiamo momentaneamente le trasmissioni per fare grossi complimenti a Mastro35, che ha saputo pubblicare un proprio articolo su Real Python.
In inglese, fortemente tecnico, nel rispetto di linee guida rigide come sono solitamente quelle dei media anglosassoni, retribuito, su una testata autorevole e curata.
In Italia non sono molti quelli che possono ambire a un traguardo così e soprattutto raggiungerlo parlando di
come realizzare interfacce a riga di comando in Python con argparse. Non è il tema libero insomma, c’è da conoscere bene l’argomento.
I critici di Mac Pro che lamentano la mancanza di innovazione di Apple, la sua indifferenza verso i professionisti (un insieme che usualmente include loro, i loro colleghi e i loro amici), i Mac che non sono più quelli di una volta eccetera, ci hanno tenuto nascosto un terribile segreto. Impossibile pensare che, dall’alto della loro competenza, non se ne siano accorti. Volevano essere i soli a saperlo.
Invece arriva questo Arun Venkatesan, che titola
Il nuovo Mac Pro è un remix di design. Poffarbacco, neanche è cosa originale.
Dopo tante polemiche sul fatto che iPad sia o meno un computer e possa o meno sostituire il portatile, ho trovato impagabile questo
tweet di Federico Viticci:
Il tipo seduto accanto a me in aeroporto con un Surface era molto interessato alla mia configurazione di iPad Pro. E già, questo è un mouse MX Master 25 Logitech a cinque pulsanti programmabili collegato a iPadOS tramite Bluetooth.
Vai a fare sport come tutte le settimane e, con somma noncuranza, watch decide di aprirsi da solo.

Nessun colpo, nessun trauma, usura evidente invece del fissaggio dello schermo alla cassa.
Si tratta di un modello di prima generazione e non penso che in Apple Store lo ripareranno; sono curioso di vedere che mi offrono.
È colpa mia, che ancora leggo post e commenti su Facebook, dove mi tocca stare per lavoro e dove mi può capitare di sentire definire
Swift linguaggio inutile ma trendy, come una moda del momento.
Per fortuna riesco anche a trovare articoli come quello di Dice, che in tre parole spiega come nel 2019 Swift
abbia raggiunto alcuni traguardi importanti che lo rendono alternativa sempre più efficace a
Objective-C.
Ci sono voluti cinque anni per arrivare ad avere una velocità di compilazione superiore o equivalente a quella di Objective-C, per esempio. Se devi fare un linguaggio trendy, inventi un trucchetto, non spali concime per un lustro.
Marco Arment è stato molto critico di Apple negli ultimi anni ed è una persona di indubbia reputazione nella comunità. Il suo ultimo post si intitola
Apple è in ascolto:
È difficile capire quando Apple sia in ascolto. Parlano in modo conciso, di rado e solo quando sono pronti, dicendo assolutamente nulla nel frattempo, persino quando tutti ci lamentiamo di una linea di prodotto come fosse in preda alle fiamme. Fanno grandi progressi, anche se sovente con rinunce ardite che mai annullano, per cui un silenzio prolungato dovuto al fatto che dobbiamo tenerci le cose come stanno è indistinguibile da un silenzio prolungato dovuto al fatto che la risposta non è ancora pronta. Ma da inizio 2017 a oggi c’è stato uno spostamento importante nella giusta direzione e non potrebbe essere più chiaro oggi: Apple è di nuovo in ascolto, sanno ancora il fatto loro e Mac è tornato.
Un esempio dei cambiamenti nel prossimo macOS controversi per zero motivi? L’adozione di
zsh come shell preimpostata nel Terminale al posto di bash.
La modifica è praticamente di nessun conto: vale solo da
Catalina in poi (e chi arriva da un sistema esistente manterrà bash); commutare la scelta su bash o altro è questione di un comando, come è sempre stato; gli script di shell scritti con la buona abitudine dello shebang (la sigla #!
che precede l’indicazione del linguaggio da usare) continuano a funzionare; la compatibilità di
zsh con
bash è relativamente buona e con
sh, in uso spesso negli automatismi presenti di serie in macOS, molto buona, grazie a una modalità di emulazione. Rumore per nulla o quasi nulla.
Sono entusiasta degli annunci dell’ultima WWDC, ma questo non significa che siano tutti buoni. Una situazione che fa alzare il sopracciglio riguarda la
futura esclusione di Python, Ruby e Perl dalla dotazione Unix standard di macOS.
Dr. Drang ha
twittato la parte rilevante delle lunghissime note di Xcode beta linkate sopra, dando credito a Michael Tsai per
essersene accorto prima di tutti.
La tesi di Dr. Drang è pessimista: vero che i linguaggi di scripting preinstallati da Apple sono sempre stati poco e male aggiornati, sono facilissimi da installare nella versione più evoluta e chiunque voglia farne uso consapevole lo fa responsabilmente, come parte attiva sapendo di non avere tutto pronto. Però, sostiene Drang, la scelta di escluderli taglierà fuori molti che potrebbero scoprire la materia casualmente e interessarmene senza averlo saputo prima.
Continuo a leggere reazioni al
keynote di inizio WWDC, comprese quelle al mio
piccolo riassunto, meravigliato di come anche persone di intelligenza straordinaria prendano posizione in modo automatico quando si tratta di annunci Apple. C’è un lato positivo: quando tutti hanno una propria posizione su un tema, automatica o manuale, vuol dire che il tema tocca tutti. I temi che toccano tutti non sono moltissimi e significa che Apple ha un mind share, anche in questo caso, superiore alla concorrenza.