Questo blog ha bisogno di mille interventi che prima o poi troverò priorità sufficiente per decidere, ma un refuso o un errore nei post hanno priorità assoluta e ho appena viaggiato nel tempo a correggere due inesattezze.
Me ne accorgo leggendo il post via web e poi vado nel Finder a ritrovare il file originale. Naturalmente mi ricordo il titolo; apro la cartella dei post e digito il titolo nel campo della ricerca.
Uno dei temi del 2020, iniziamo a portarci avanti, sarà ancora una volta l’automazione personale. Lo ripeto da qualche anno solo che, a differenza del meme L’anno di Linux per il desktop, questo si dispiega davvero.
Si guardi a questo affascinante
articolo di Federico Viticci su MacStories, relativo al controllo di un ventilatore Dyson via iOS attraverso HomeKit e varie app indipendenti, con aggiustamento automatico in funzione della temperatura della stanza e notifiche push su qualsiasi apparecchio interessato, fosse anche watch.
Ci sono in agenda albero e presepe, la letterina al Babbo reclama priorità, manca un mese eppure ci sentiamo in ritardo. Qualcuno
ha già fatto i compiti, in compenso.
Per una volta, Wired (UK) ha scritto una recensione degna di lettura,
di MacBook Pro 16”. Le cose come stanno secondo loro, nel bene e nel male, senza giri di parole e limitando il pregiudizio negativo che tradizionalmente coltivano verso Apple.
Certo, il titolo è Una scusa per i fallimenti passati, ma in sostanza si ritirano in ballo le tastiere ovunque possibile e poco più.
Interessante il confronto con Windows. Di solito qualcuno scrolla le spalle e racconta di potere avere la stessa dotazione a prezzo molto inferiore. Wired critica la scelta della scheda grafica e sconsiglia l’acquisto ai gamer, perché con la stessa cifra si può avere un Pc con scheda più potente.
A settembre la primogenita entrerà nella scuola primaria e in questi giorni siamo nel vortice delle presentazioni degli istituti, che parlano pubblicamente del proprio piano formativo, aprono le porte ai visitatori per un giorno e in generale cercano di convincere i genitori a farsi scegliere. Diffidente e scettico come sono verso la scuola attuale, ammetto che l’esperienza vissuta finora ha superato le mie (scarse) aspettative. Va meglio, o meno peggio, di quello che credevo.
Molto interessante, ancorché prolungato, il racconto di come Adam Engst di Tidbits è
sopravvissuto a un viaggio aereo perseguitato dal maltempo grazie all’uso della app della compagnia aerea prescelta e della funzione di Business Chat in Messaggi.
Quest’anno lavorativo dovrebbe essere più tranquillo, ma in quello precedente ho viaggiato in aereo con discreta frequenza e mi sento di ribadire il messaggio di Engst: sempre scaricare la app della compagnia aerea con la quale si vola. Anche se tutto fila liscio, può darsi che aiuti a risparmiare tempo o ad aumentare il comfort complessivo del viaggio.
Il servizio, esclusivo, mostra non foto ma, appunto, render grafici, a risoluzione infima, con zero particolari significativi. Nel mondo di oggi è roba che potrebbe avere veramente fatto chiunque.
Citazione dal critico culturale tedesco
Walter Benjamin, risalente al 1915:
Il modo in cui è organizzata la percezione sensoriale umana e il mezzo nel quale viene raggiunta sono determinati non solo dalla natura ma dalle circostanze storiche.
Ancora:
In un mondo di produzione di massa di immagini, è la tecnologia a dettare le nostre aspettative visive.
Lo ricorda il podcaster tecnologico
Wade Roush a proposito di
Pro Display Xdr. Un pezzo abbastanza anodino, ma di respiro abbastanza ampio da spiegare come Xdr stia per Extreme Dynamic Range, una condizione di visualizzazione che vuole andare oltre una tecnologia evoluta e recente come Hdr,
High Dynamic Range, già diffusa su qualunque computer da tasca degno del nome.
Fa sensazione venire a sapere che i nuovi MacBook Pro 16” dispongono di un nuovo sensore, per la
misurazione dell’angolo di apertura dello schermo, del quale fuori da Apple nessuno è certo di conoscere la ragion d’essere, come mostrano bene i commenti all’articolo.
Fa sensazione perché è una sorpresa piccola, anche minima, ma è una sorpresa. La vulgata parla della mancanza di innovazione, di macchine tutte uguali, quando invece c’è un lavoro sotterraneo semiinvisibile di cui, se va bene, abbiamo consapevolezza solo alla fine. Anche quelli che promettono di sapere tutto, anticipare tutto, spifferare ogni cosa prima della data, in realtà non sanno, o sanno poco.