Addio a
Larry Tesler.
Di personaggi straordinari ce ne sono molti, nella storia dell’informatica personale. Tesler è speciale perché era uno scienziato puro prestato ai computer, come si vede dalla sua home dove due sezioni su cinque riguardano il
problema dei compleanni e i
numeri primi.
Seppi per la prima volta della sua esistenza e importanza grazie a Le Scienze: devo recuperare la fonte esatta, ma ritengo che Douglas Hofstadter avesse lanciato una delle sue sfide dalle pagine dei Temi metamagici e lui l’abbia affrontata per forza bruta, tramite un programma Pascal fatto girare su Macintosh. Va tenuto presente che erano anni in cui si doveva spedire un floppy disk per posta ordinaria, per fare circolare software di cui parlare su una rivista.
Poche danno più fastidio della consegna di un documento che devi elaborare – per un libro, per un sito, per un qualsiasi utilizzo professionale – sotto forma di documento Word, impomatato, impostato, impaginato, bilanciato, definito fino all’ossessione grazie al controllo maniacale di decine di parametri. Controllo di cui resta niente un minuto dopo che la consegna è stata effettuata.
Un bravo autore consegna il testo e le immagini (i video, l’audio, gli elefanti, qualunque corredo al testo) a parte. Al limite con l’aggiunta di un documento di anteprima che dà l’idea di come si immagina l’aspetto finale della cosa. Ma testo e immagini sono separati.
I problemi sanitari in Cina affliggono anche le fabbriche di componenti e di apparecchi elettronici e Apple ha spiegato come
l’attuale emergenza le renderà impossibile il rispetto delle indicazioni di fatturato fornite durante la recente presentazione dei risultati trimestrali.
L’effetto – doppio, sulla produzione per via delle fabbriche chiuse e sulle vendite per via dei negozi chiusi – è notevole: si parla di una riduzione globale delle consegne di computer
tra il ventinove e il trentasei percento.
Un dato relativamente poco pubblicizzato dagli ultimi risultati finanziari di Apple, come riporta
Mdj:
”La nostra base installata attiva [ha raggiunto] un nuovo record assoluto per ciascuna categoria di prodotto principale e segmento geografico”. Prenditi un momento per assimilare questa affermazione. In nessun momento della storia di Apple si sono avute più persone che usano iPhone, iPad, watch, AirPod… o Mac.
L’affermazione è straordinaria perché, neanche Mdj lo sottolinea, vale anche per aree geografiche. In nessun momento Mac ha avuto così tante persone a utilizzarlo in America. In Europa. In Asia. In Giappone. Ovunque. E vale per ogni altro prodotto principale.
Subdolamente adescato da
Matteo, ho scritto il testo di una delle prossime uscite della newsletter
No Rocket Science, di cui consiglio la lettura regolare. Esce ogni due lunedì, non pesa e non dà fastidio.
Eppure sollecita, intriga, scuote, coinvolge, suggestiona, dipende dal tema, da chi la scrive, dai link consigliati. Certamente è un’uscita dalla propria comfort zone, quali che siano i suoi confini.
È qualcosa di cui, nella routine attuale di contatti con media e persone spesso manovrate dai media, c’è un gran bisogno per continuare a respirare con frequenza non allineata alla portante del pensiero comune.
Per evitare i
disastri avvenuti in Iowa a causa di una app mezza cruda, in Nevada hanno deciso di lavorare sulle primarie presidenziali democratiche in modo semplice e pratico:
un iPad per seggio e Google Forms.
Apple ha varato
Swift Playgrounds per Mac. Era da tempo una cosa logica. Avrebbero dovuto anzi farlo da molto prima, senza aspettare di approfittare di
Catalyst.
John Voorhees ha scritto su MacStories un
articolo talmente bello su come usare i Comandi rapidi in iOS per generare link in modo automatico a partire da testo Markdown, che a leggerlo con attenzione diventa un corso per imparare a lavorare degnamente con i comandi rapidi. Difficilmente si troverà qualcosa di più sistematizzato e coerente su web; qualunque persona seriamente interessata a ricavare il massimo dal proprio iPad dovrebbe dare almeno una scorsa alla pagina. Perché i Comandi rapidi sono un amplificatore pazzesco di possibilità.
Poco tempo a disposizione, gli appunti che – quasi per riflesso – avevo scritto in
Markdown.
Finita la relazione, ho (finalmente!) installato
Pandoc via
Homebrew. Un breve istante di perplessità, in quanto Pandoc segnalava l’assenza di
pdflatex. Ma su
Superuser ho trovato in pochi secondi le risposte che cercavo.
Ho installato anche pdflatex da Homebrew e, importante, ho lanciato una nuova sessione di Terminale, da una nuova finestra.
Quasi come per magia avevo, con pochi comandi infine semplici da capire, un file formato testo scritto e soprattutto formattato nel modo più veloce possibile e insieme la chiave per la sua trasformazione istantanea in documento Html, Pdf, Word, qualsiasi cosa.
Qualche foto scattata di fretta durante
la mia giornata a
Learning Technology 2020.


Dal punto di vista Apple, una tendenza già latente negli anni scorsi, adesso assolutamente esplosa, è iMac come macchina da fiera: per mostrare demo, filmati promozionali, interfacce e sistemi per la produzione di contenuto.


L’adiacenza del centro congressi
ExCel all’aeroporto
London City mi permette di partecipare a
Learning Technologies con un viaggio in giornata.
Ci fosse qualcuno in zona, un caffè salterebbe fuori graditissimo.
Sono stato a Londra quasi sempre da turista più che per business e questa occasione sarà interessante per vedere i Docks ristrutturati. City airport, metropolitana leggera, infrastrutture varie,
app di ordinanza per la manifestazione; Brexit o meno, questa parte del mondo è Europa evoluta e si muove rapida.
Erano gli anni novanta, Apple non se la passava benissimo, pareva che Windows avrebbe fagocitato il mondo e io spesi quelli che oggi sarebbero circa duecentocinquanta euro per abbonarmi a Mdj_, la newsletter di Matt Deatherage.
Deatherage era, è tanto competente sul lato tecnico quanto sugoso da leggere come commentatore. In quei giorni Mdj_ era come accendere la luce in casa quando improvvisamente ti accorgi che si è fatto tardi ed è già buio.