Assieme agli anni Dieci possiamo lasciarci alle spalle anche gli analisti.
Su Asymco Horace Dediu ha chiamato le carte in modo direi definitivo e il bluff regge solo per chi ci vuole credere ancora, a tutti i costi (letteralmente: si fanno pagare), chissà perché.
In
Analista, analizzati Dediu espone la verifica dei pronostici degli analisti sul titolo Apple a dodici mesi, formulate dodici mesi fa, confrontabili oggi con la realtà. Basta una riga:
Edoardo ha anticipato gli anni Venti con
un post su Facebook che ha suscitato alcuni commenti molto interessanti e che meriterebbero di portare la discussione lontano, anche sul versante del fare:
Staccare la discussione da dove è originata non sta bene e riporterò lì le informazioni salienti di questo post. Il fatto è che Facebook è un luogo senza memoria e questo pretesto è ottimo per mettere già in modo ordinato alcune cose che altrimenti continuerebbero a ballare nella testa.
App che risultano essere le più inutilmente fastidiose nel momento in cui cambi computer da tasca, riparti da un backup e ti aspetti di essere operativo dal primo momento, senonché ti mettono in mezzo ostacoli procedurali di classico cattivo design: PosteID e WhatsApp a pari merito.
Motivazione: invece di considerare i problemi di sicurezza di un cambio di apparecchio e risolverli con un design sagace al servizio dell’utente, scaricano sull’utente stesso ogni difficoltà di gestione, con la stessa mentalità degli uffici statali degli anni settanta.
Sono finiti gli anni Dieci, non è finito il secondo decennio del secolo, a dispetto di qualsiasi cosa si leggerà.
Proviamo a semplificare per il cenone: sono stati gli anni del touch.
Gli anni Zero sono stati quelli dei social. Gli anni Venti saranno quelli della voce.
Gli anni Novanta quelli di Internet. Gli anni Ottanta quelli del mouse. Gli anni Settanta quelli della tastiera.
La storia umana degli ultimi cinquant’anni descritta attraverso le interfacce dominanti. E devono ancora arrivare i primi.
L’azienda più cenerentola, odiata e derisa dagli omologati è diventata in vent’anni il centro della tecnologia digitale e si capisce come i giudizi, se formulati da gente con una vita di informatica sulle spalle, possano non essere del tutto ragionati.
C’è però un limite a tutto. Apple fa cose cattive, cose discutibili (che meritano una discussione) e cose buone. Come tutti. Quando fa cose buone in modo speciale, prende le distanze e vola via, da sola. In altre situazioni fa parte del nostro mondo.
Dopo anni di comunicazione pro-tecnologia, stiamo entrando in un’epoca di comunicazione anti-tecnologia e che questo succeda anche parlando di scuola mi rende perplesso.
Si prenda un articolo come quello di Mit Technology Review, mica gente scappata di casa:
Come la tecnologia in classe tiene arretrati gli studenti.
Gli educatori amano gli apparecchi digitali, ma ci sono poche prove che aiutino i bambini, specialmente quelli che ne hanno più bisogno.
Vero che non siamo in Italia: da noi scrivere che gli educatori amano gli apparecchi digitali è falso almeno nell’ottanta percento dei casi e credo di essere ottimista.
Ho comprato iPad Pro lo scorso anno con l’urgenza di partire per la Polonia e non c’erano i tempi giusti per ricevere una custodia degna della macchina (un anno dopo, resta una delle migliori di sempre nella classifica personale). Per questo ho arraffato una custodiaccia asiatica da neanche dieci euro, con una sola proprietà che mi interessava: arrivava in tempo.
Dopo un anno con la custodiaccia, babbo Natale mi ha omaggiato di una bella
Symmetry Series 360 Folio Case di Otterbox e, se non è bello parlare di denaro riguardo ai regali, si nota che costa tipo dieci volte tanto la custodia che ho usato fino a qui.
La notte di Natale sono diventato proprietario a mia insaputa di un iPhone X.
Uno dirà bella forza, già vecchio, neanche è più in catalogo.
D’accordo su tutto, solo che usavo – appagato – un iPhone 5 e la distanza è comunque molta.
Nel giro di un’oretta ho completato la transizione. Il novanta percento del tempo è stato preso dal backup su disco di iPhone 5, che ho ripristinato sul nuovo terminale.
Un appassionato si mette a twittare a raffica dell’ultimo film di Star Wars e, per evitare il linciaggio da parte di chi ancora deve vederlo, codifica i messaggi in Rot13.
La procedura per leggerli è elementare, vista la presenza di decodificatori Rot13
a ogni angolo di strada.
Poi arriva Dr. Drang.
Scopre che sono già stati scritti due comandi rapidi per decifrare i messaggi in automatico. Però maltrattano certi caratteri, un po’ per colpa loro un po’ per colpa dell’architettura di Twitter.
Domani la vita ricomincia, ma oggi davvero è festa.
Da poco è passata la mezzanotte che ho già ricevuto un dono incredibile e inaspettato e mancano poche ore a un raduno di famiglia dove, a un certo della vita non è scontato, ci sono tutti tranne chi sta vivendo una esperienza unica molto lontano.
Per quello che è l’oggi posso solo ringraziare qualcuno, qualcosa, nessuno, non importa: importa ringraziare.
E così spero di te. Che possa essere un Natale di gioia e leggerezza.