Le tastiere dei portatili Mac hanno esasperato Signal v. Noise al punto da provare hardware e software alternativi dopo vent’anni di Mac. Il risultato:
Ciò che questo esperimento mi ha insegnato, peraltro, è quanto mi piaccia in realtà macOS. La soddisfazione che mi dà la sua resa tipografica. L’aspetto piacevole del mio codice in TextMate 2. Quanto sia facile vivere l’esistenza di uno sviluppatore *nix e comunque usare un computer dove ogni cosa (beh, eccetto quella fottuta tastiera!
Phil Schiller, responsabile marketing di Apple, ha commentato assai negativamente sui Chromebook a basso costo che pare stiano avendo buon successo in molte scuole americane.
Nonostante affermi che qualsiasi studente nel XXI secolo dovrebbe poter prendere parte alla creazione della tecnologia che sta cambiando il mondo, Microsoft ha cambiato rotta ai propri tutorial di coding attraverso Minecraft proposti per l’iniziativa didattica Hour of Code: sono sempre stati eseguibili via browser, cioè da chiunque.
Quasi tutte le sere, a letto con iPad in mano, apro una connessione ssh con Mac dello studio e sbrigo qualche ultima attività Prima del sonno.
Lo faccio con Prompt di Panic e ho sempre sofferto la difficoltà del programma di tenere attiva la connessione in background, mentre lavoro su un’altra app.
A volte la app su cui lavoro è quella giusta e mi arriva un avviso: torna per un attimo su Prompt in modo da tenere attiva la connessione.
Ma quanto è banale, all’apparenza, la storia del figlio autistico con la voce troppo alta e del padre che scopre di poterlo aiutare con la app di watch che avvisa quando un rumore è dannoso per la salute?
All’apparenza. Riga dopo riga emerge che il padre ha scritto su Facebook della cosa e più di cento famiglie si sono ripromesse di provare. Si scopre che ci sono negli Stati Uniti cinque milioni di soggetti che hanno lo stesso problema.
Alla ricerca di piccole realtà che decidono clamorosamente di adottare macchine Apple in ufficio nonostante, ovvio, non siano adatte all’uso aziendale, all’esigenza professionale, alle necessità del business. Organizzazioni inconsapevoli dal male che si arrecano.
Dopo IBM, ecco SAP. Una mosca bianca, estranea alle logiche del mercato e della concorrenza. Centomila dipendenti, quattrocentomila clienti, venticinque miliardi di fatturato. Gente evidentemente avulsa dalla realtà del lavoro quotidiano.
Solo così si spiega la follia di dispiegare, nel corso del solo 2018, diciassettemila Mac, ottantatremila apparecchi iOS e centosettanta Apple TV (un indizio: non sono usate per guardare la televisione).
Consiglio, visto che molti fibrillano giustamente per il nuovo MacBook Pro, di leggere Arment (Per la prima da anni […] possiamo constatare che Apple ama i computer quanto noi) e Gruber (Questo è un MacBook che una volta ancora si potrebbe mettere in discussione come il miglior laptop acquistabile).
La vera attualità consiste tuttavia nel ventiquattresimo compleanno di FreeCiv. Ognuno decida se e come festeggiare, magari anche donando un paio di centesimi al progetto.
Le difficoltà di adottare Mac in azienda: i costi, la compatibilità, la resistenza al cambiamento, gli standard di fatto.
Prendiamo per esempio una piccola-media azienda sconosciuta, una certa IBM. Dal 2015 a oggi ha dispiegato solamente duecentonovantamila apparecchi Apple, una cosetta. Chiaro che con numeri piccoli come questi non possano avere un quadro di insieme dei problemi che si incontrano, delle tastiere che si inceppano, delle batterie che si consumano, dell’applicazione a trentadue bit che dopo dodici anni di avvertimenti ha deciso di non aggiornarsi (bisognerebbe avvisare prima… mica con un decennio di anticipo…) eccetera.
Sono tutt’altro che uno spendaccione; compro hardware rarissimamente, solo se serve proprio e non sono squattrinato né benestante; la classe media all’apice della sua medietà.
Dall’alto (dal basso? Dal mezzo?) di questo profilo raccomando caldamente i Deals di AppleWorld.Today.
È un posto strano dove trovare a prezzi assolutamente competitivi prodotti hardware e software non mainstream.
Ne ho approfittato di recente per comprare spazio cloud e una VPN: due licenze lifetime a prezzo scontato oltre il 90 percento, da produttori che dopo qualche sommaria ricerca preventiva sono sembrati sufficientemente affidabili.
Una delle variazioni più discusse introdotte da macOS Catalina è la sostituzione di bash con zsh.
Ho notato (partendo prima di tutto da me) che meno si conosce la shell più si tende ad discutere del cambio e che quindi, per evitare di discutere a favore di fare scelte utili e concrete, è meglio iniziare ad approfondire il tema.
Su questa falsariga segnalo l’articolo in cui Brett Terpstra scopre fish, un’altra delle alternative possibili a bash.
Che bello Organelle! Il sito spiega piuttosto bene le cartatteristiche dell’oggetto e Engadget ha una corposa prova su strada.
In sintesi più adatta a questo spazio, Organelle è un talentuoso scatolotto dotato di comandi meccanici che ricordano certi sintetizzatori molto spartani del tempo che fu, in pochissimo spazio.
Dentro lo scatolotto sta un Raspberry Pi equipaggiato con sistema operativo Linux, cui l’utilizzatore non ha accesso (non accesso previsto, almeno). Un po’ come dentro un iPad si trova un processore Arm con sistema operativo iPadOS, cui l’utilizzatore non ha accesso diretto.