Probabilmente per carenza di attualità di rilievo, John Gruber
ha rispolverato una recensione del primo iMac, datata 1998 (!). Vi si legge:
iMac non prevede un lettore di floppy disk per eseguire backup o scambiarsi dati. È una dimenticanza sconvolgente da parte di Steve Jobs, che dovrebbe saperla più lunga di così.
Matt Birchler su BirchTree ha citato un’altra perla:
Scommetterei che il 98 percento degli utenti di computer usa un floppy di tanto in tanto. iMac semplicemente li esclude e si rivolge a una “élite” disposta a pagare di più per avere di meno, se c’è sopra un marchio Apple.
Forse è arrivato il momento di dare una nuova possibilità a
Inkscape, che dopo tre anni di lavoro della comunità è finalmente uscito con la versione 1.0.
Per un programma open source si tratta spesso di una soglia decisiva, che separa i progetti meno efficaci e organizzati da quelli più preparati e con una buona visione del futuro.
Da fuori Inkscape pareva perso e la versione Mac è sovente una cartina di tornasole; fermo da anni alla 0.93, neanche più aveva una installazione Mac-like. L’interfaccia soffriva del peggior difetto per una app open, ovvero la poca attenzione per l’interfaccia utente, l’usabilità, il design dell’esperienza. Ad aprirlo, il programma assaliva l’occhio con una accozzaglia di icone non sempre comprensibili e mal disegnate.
Prima di decidermi tra iPad Pro 12"9 e 11"
è stata dura.
Ryan Christoffel di MacStories mi ha fatto un grosso favore con il suo
confronto tra iPad Pro 12”9 e iPad Pro 11”.
È una prova accurata e puntigliosa, che ha dato tempo all’ecosistema di maturare prima di essere valutato.
Il suo scopo era verificare se e quanto l’uso di iPad Pro 11" sia penalizzante rispetto a quello con lo schermo più grande, in linea con i miei dubbi.
Nel paradiso di musicisti c’era un posto libero accanto alla poltrona di
Edgar Froese: quello riservato a Florian Schneider, che
lo ha appena occupato.
Non saprei collegare in modo significativo l’epopea dei Kraftwerk con quella di Apple; del resto il loro percorso musicale è lontanissimo da tutto quello che è accaduto sulla West Coast anche se talmente moderno e anticipatore da fare male.
Li ho scoperti da ignorante totale, quando si sono fatti notare financo in televisione per le esecuzioni di
The Robots con lo sguardo fisso e le camicie rosse, la grafica post-costruttivista, la ritmica elettronica gelida, il tono mitteleuropeo. Ho capito che c’era di più sotto l’immagine. C’è una fetta consistente di musica commerciale contemporanea che deve praticamente tutto a loro.
Eh sì, settimane in cui si parla di cose virtuali e l’interlocutore sente sempre il bisogno di aggiungere in coda che, comunque, bello il virtuale, però la realtà è un’altra cosa. Come se qualcuno potesse seriamente metterlo in dubbio o come se uno dovesse ripeterselo, magari nei momenti in cui la fede nella realtà vacilla.
Ho una posizione leggermente diversa e la questione riguarda, per esempio, gli amici di
All About Apple a Savona, che sono meritatamente
apparsi con un video su La Stampa online.
MacRumors
aggiorna sul lavoro congiunto di Apple e Google per inserire in iOS a Android una infrastruttura di sistema utilizzabile da applicazioni fidate addette al contact tracing. La pubblicazione ufficiale è sempre più vicina e ora sappiamo di alcune condizioni al contorno:
- Le uniche app ammesse sono quelle create da o per conto di un governo.
- Le app devono chiedere il permesso all’utilizzatore prima di accedere all’infrastruttura.
- Le app devono chiedere il permesso all’utilizzatore prima di condividere il risultato positivo di un test con le autorità sanitarie.
- Le app dovrebbero raccogliere il minor quantitativo possibile di dati.
- Le app possono usare i dati raccolti solo per contrastare la pandemia. Ogni altro utilizzo, compresa la pubblicità mirata, è proibito.
- Le app non possono accedere ai servizi di sistema per la geolocalizzazione.
- Solo una app per nazione potrà accedere all’infrastruttura, salvo laddove un Paese opti ufficialmente per un approccio locale al problema.
Ogni tanto qualcuno si fa avanti a sostenere che le app di tracciamento contatti siano una fatica inutile. Se anche dessero risultato zero, avrebbero mostrato validamente quali soggetti, nel mondo globalizzato, ha senso stiano in cima alla linea di comando. Indizio: sono quelli nati con la riga di comando.
Prima di entrare in maggiore dettaglio sui numeri, voglio dire solo una cosa su COVID-19. È qualcosa con cui l’Italia si confronta da gennaio. E ritengo che il modo in cui abbiamo risposto, ciò che siamo stati ispirati a fare, racconti una storia importante sulla grande stabilità dell’Italia come nazione e sulla continua rilevanza dei nostri prodotti e delle vite dei nostri cittadini. È una situazione che parla anche della nostra capacità unica di essere creativi, di pensare sempre in un’ottica di lungo periodo e di andare avanti dove altri possono sentire la tentazione di ritirarsi.
Che cosa era in calo da quattro anni e improvvisamente si è messo a crescere? Il numero dei download di app su iPad, per esempio.
I dati di Sensor Tower dicono che
nel primo trimestre dell’anno si sono scaricate 1,1 miliardi di app per iPad e la spesa ha superato i due miliardi di dollari.
A beneficiarne maggiormente in assoluto è stata la categoria giochi, come al solito al primo posto. Ma la crescita maggiore in percentuale spetta alla categoria Education, che è cresciuta del 78 percento e ha superato ogni suo record precedente.
Molti commenti sulle app di tracciamento contatti e specialmente
sulla nostra vertono sulla massa critica di adozione piuttosto alta, che dovrebbe esserci per garantire un funzionamento ottimale.
(Veramente? Se ad Ancona tutti la adottano, ma a Viterbo nessuno, ad Ancona comunque servirà un sacco, anche se la media di utilizzo è minore del necessario stimato).
Il sottinteso è che, prevedibilmente non raggiungendo i numeri desiderati, la app non serva e non vada fatta.
La paternità
predispone chimicamente all’emotività.
Riflettevo sui buoni risultati finanziari di
Apple,
Amazon,
Alphabet (Google),
Facebook,
Microsoft. Buoni perché c’è dentro un mese di virus eppure sono di segno positivo. Nel prossimo trimestre la musica sarà meno allegra di sicuro, però sono colossi con tutta la possibilità di passare un momento brutto senza troppi traumi.
E mi dicevo, sono quelli che bene o male ci tengono in piedi. Chiaro che lavoro e salute sono in equilibrio instabile per tantissimi; bisogni primari a parte, però, se le nostre comunità non sono ancora collassate si deve alle chat, alle videoconferenze, alle risorse condivise, alla collaborazione remota, alla facoltà di informarsi ed essere informati alla profondità desiderata.