Per chi seguisse le sorti del cloud in Italia, Amazon ha da poco
aperto la regione di Europa (Milano) dei propri Amazon Web Services. I lavori sono cominciati nel 2018. In fatto di infrastruttura, indotto e attenzione per l’Italia è essenzialmente una notizia positiva. Dal link si raggiunge la notizia presente sul blog di Amazon.
Microsoft ha appena annunciato
un investimento parte del programma Ambizione Italia, iniziato nel 2018, che promette una regione italiana del proprio cloud entro cinque anni.
I francesi hanno pensato a una app di tracciamento contatti anticoronavirus, StopCovid. Hanno pubblicato
parti del codice sorgente su GitLab.
Gli inglesi hanno
pubblicato su GitHub il codice sorgente della loro app di tracciamento contatti anticoronavirus, in versione beta.
Gli italiani hanno scelto la app di tracciamento contatti anticoronavirus,
Immuni. Nelle barzellette sono i più furbi di tutti.
Qualche giorno fa un amico intenzionato a prendere un iPad e indifferente alle minuzie tecnologiche mi ha chiesto che differenza ci fosse, nel modello che aveva scelto, tra i sessantaquattro gigabyte di spazio e i sei gigabyte di RAm installata.
Qualcuno, fosse anche un depliant, cercava di vendergli un iPad (anche) in base alla sua Ram.
Nemmeno Apple lo fa. Di nessun iPad viene comunicato ufficialmente il dato della Ram. Qualcuno pensa che, se aiutasse a vendere, non verrebbe esibito?
Le
polemiche su Immuni sono niente, di fronte alle conversazioni sulla necessità – o meno – di
rivedere l’aspetto estetico di emacs per favorirne la popolarità.
Ha preso posizione persino Richard Stallman, ancora figura più che autorevole nella comunità nonostante i
recenti incidenti a base di politicamente corretto.
Onestamente, per avere i pulsanti arrotondati, scelgo tutta la vita
BBEdit. Il senso di
emacs sta esattamente nell’avere l’interfaccia più minimale che si possa, proprio perché così diventa scatenabile l’intera sua potenza, ovviamente sotto le mani di qualcuno che sa come controllarla.
Undici fogli ingialliti, fotocopie di fotocopie di fotocopie, emersi senza motivo apparente da una cassa di libri. Vi si leggono frasi come queste:
Non si deve assolutamente catalogare un file ogni volta che si scrive un nuovo programma. Il file è soltanto un’area di memoria che può contenere un certo numero di programmi. Si consiglia vivamente, quindi, una volta catalogato un file, di sfruttare completamente questa area di memoria. Ogni file può contenere diverse migliaia di elementi.
Probabilmente per carenza di attualità di rilievo, John Gruber
ha rispolverato una recensione del primo iMac, datata 1998 (!). Vi si legge:
iMac non prevede un lettore di floppy disk per eseguire backup o scambiarsi dati. È una dimenticanza sconvolgente da parte di Steve Jobs, che dovrebbe saperla più lunga di così.
Matt Birchler su BirchTree ha citato un’altra perla:
Scommetterei che il 98 percento degli utenti di computer usa un floppy di tanto in tanto. iMac semplicemente li esclude e si rivolge a una “élite” disposta a pagare di più per avere di meno, se c’è sopra un marchio Apple.
Forse è arrivato il momento di dare una nuova possibilità a
Inkscape, che dopo tre anni di lavoro della comunità è finalmente uscito con la versione 1.0.
Per un programma open source si tratta spesso di una soglia decisiva, che separa i progetti meno efficaci e organizzati da quelli più preparati e con una buona visione del futuro.
Da fuori Inkscape pareva perso e la versione Mac è sovente una cartina di tornasole; fermo da anni alla 0.93, neanche più aveva una installazione Mac-like. L’interfaccia soffriva del peggior difetto per una app open, ovvero la poca attenzione per l’interfaccia utente, l’usabilità, il design dell’esperienza. Ad aprirlo, il programma assaliva l’occhio con una accozzaglia di icone non sempre comprensibili e mal disegnate.
Prima di decidermi tra iPad Pro 12"9 e 11"
è stata dura.
Ryan Christoffel di MacStories mi ha fatto un grosso favore con il suo
confronto tra iPad Pro 12”9 e iPad Pro 11”.
È una prova accurata e puntigliosa, che ha dato tempo all’ecosistema di maturare prima di essere valutato.
Il suo scopo era verificare se e quanto l’uso di iPad Pro 11" sia penalizzante rispetto a quello con lo schermo più grande, in linea con i miei dubbi.
Nel paradiso di musicisti c’era un posto libero accanto alla poltrona di
Edgar Froese: quello riservato a Florian Schneider, che
lo ha appena occupato.
Non saprei collegare in modo significativo l’epopea dei Kraftwerk con quella di Apple; del resto il loro percorso musicale è lontanissimo da tutto quello che è accaduto sulla West Coast anche se talmente moderno e anticipatore da fare male.
Li ho scoperti da ignorante totale, quando si sono fatti notare financo in televisione per le esecuzioni di
The Robots con lo sguardo fisso e le camicie rosse, la grafica post-costruttivista, la ritmica elettronica gelida, il tono mitteleuropeo. Ho capito che c’era di più sotto l’immagine. C’è una fetta consistente di musica commerciale contemporanea che deve praticamente tutto a loro.
Eh sì, settimane in cui si parla di cose virtuali e l’interlocutore sente sempre il bisogno di aggiungere in coda che, comunque, bello il virtuale, però la realtà è un’altra cosa. Come se qualcuno potesse seriamente metterlo in dubbio o come se uno dovesse ripeterselo, magari nei momenti in cui la fede nella realtà vacilla.
Ho una posizione leggermente diversa e la questione riguarda, per esempio, gli amici di
All About Apple a Savona, che sono meritatamente
apparsi con un video su La Stampa online.