Si sa che bastano i like su Facebook per profilare all’impossibile. Sembra incredibile ma sono in grado di ricavare una quantità ancora superiore di informazione sull’autore di un documento che ricevo, in base alla cura della tipografia.
Basta la tipografia, non c’è neanche bisogno di arrivare all’impaginazione.
Purtroppo non sono andato lontano dopo avere preso
l’Amuleto di Yendor. Però sono arrivato a prenderlo e non era mai successo prima.
Non avevo capito che il dover riportare l’Amuleto alla superficie costringe a ripensare totalmente tattica e stile di gioco rispetto a come si arriva a prenderlo.
Tanto di cappello allo sviluppatore. Più gioco a Brogue e più rimango quasi sconcertato dalla sottigliezza complessiva del gioco.
A parte le possibilità infinite di navigare arbitrariamente dentro gli oramai consunti insiemi di Mandelbrot e Julia, ho scoperto
Generative Tree Fractal Explorer che è gratis su App Store.
Primogenita, che disegna appassionatamente, ha notato una vecchia t-shirt del papà a tema frattale e ha chiesto informazioni. Esplorare Mandelbrot richiede troppa pazienza e comprensione della materia per essere veramente apprezzato; questa soluzione certamente non è la migliore possibile in senso assoluto, ma mi ha sorpreso molto positivamente.
Sarà che si avvicina Wwdc; di fatto mi ritrovo a guardare con gusto a cose che da tempo trascuravo o rifuggivo.
Per esempio, sono diventato via via restio a installare aggeggi che affollino la barra dei menu su Mac. Solo che
BitBar è troppo semplice e ingegnoso per non provarlo.
Il principio è semplice: BitBar può mostrare a partire dalla barra dei menu l’effetto di qualsiasi script in funzione su Mac.
Insegnare è una cosa difficile. Insegnare online è diabolicamente difficile. Perché il diavolo si nasconde dove ben sappiamo.
Per questo, gli insegnanti bravi si fanno domande su tutto. Ogni aspetto è degno di riflessione e suscettibile di miglioramento. L’ottimo è nemico del bene ovviamente e alla fine una lezione bisogna averla, anche se non c’è stato tutto il tempo che si sarebbe voluto eccetera. Nel contempo, è incredibile come pochi dettagli messi a posto finiscano per fare una grande differenza.
Passerà Mac ai processori Arm? Predico che a WWDC in programma tra una settimana ci sarà un annuncio, ma nessun nuovo Mac già pronto. Al massimo qualche prototipo per gli sviluppatori, se va strabene una promessa per l’autunno. Altrimenti, 2021.
Il giorno prima che Mac passasse a Intel spiegai in una mailing list perché non sarebbe successo. Avevo assolutamente ragione; meglio, il mio ragionamento era impeccabile.
Peccato che non fossi aggiornato. Mi mancavano dati. Dati che ignoravo e facevano a pezzi il mio impeccabile ragionamento.
Ho usato molte volte iPhone come hotspot per iPad e, in incarnazioni precedenti di modelli e sistema operativo, tutto funzionava a dovere. Ogni tanto però lo hotspot veniva visto dopo due o tre tentativi, oppure veniva beccato all’istante anche se si trovava in un’altra stanza.
In questa incarnazione di modelli e sistemi operativi che uso adesso, lo hotspot è del tutto invisibile a distanza; come mi approssimo, compare in modo infallibile. Ovviamente poi funziona anche a distanza, la prossimità è richiesta solo per il collegamento.
È un punto di partenza, oppure un punto di arrivo. È un corso di laurea breve dell’università della strada sulla tecnologia digitale e le sue ricadute sulla società.

Ho visto nella vita numerosi stabilimenti balneari. Una costante è sempre stata il bancone: chiacchiere, disimpegno e magari flirting negli orari morti, ressa a volte indecorosa in quelli di punta.
Nel 2012 Apple diede scandalo: mostrò con iBooks Author che un docente poteva ambire a creare contenuti di qualità per le proprie classi. Per chi era abituato a parcellizzare il libro di testo ufficiale, oggi ragazzi si va da pagina mille a pagina millequindici, deve essere stato uno shock culturale: essere considerato un soggetto attivo e consapevole, invece che un ripetitore. Si creava anche un problema motivazionale, dato che per essere attivi bisogna volerlo.
Ebbene sì, ho provato a scherzare con il fuoco e vedere l’effetto che fa.

Ho sottratto Magic Trackpad a Mac e lho collegato a iPad mentre ero in viaggio e con un sacco di cose da scrivere.
In omaggio alla famosa obsolescenza programmata di Apple, ho collegato con successo una periferica avviata a compiere dieci anni di vita a un iPad Pro 2018. Come
anticipato dal supporto, con un Magic Trackpad di prima generazione non funzionano lo scrolling e alcuni gesti. Penalizzante, ma lo scopo era sperimentare il lavoro con un trackpad su iPad e stralcio il problema, che riguarda il trackpad e non quelli più recenti.