Interrompiamo le trasmissioni per parlare di un articolo di Marc Andreessen, creatore del browser
Netscape, uno dei primi a essersi arricchito con Internet e oggi investitore in compagnie e tecnologie promettenti per mezzo di
Andreessen Horowitz.
Andreessen ha scritto una pagina di storia già una volta con il suo articolo
Perché il software sta mangiando il mondo sul Wall Street Journal. Spiega perché qualunque azienda è destinata a (e dovrebbe) diventare una azienda di software. Dovrebbe anche essere una lettura obbligata nella scuola dell’obbligo.
Nutro la ferma convinzione che la tipografia digitale, con il tempo necessario, recupererà il divario con i cinquecento e passa anni di evouzione della tipografia analogica, fino a creare nuovi capolavori che rivaleggeranno in estetica e design con quelli di
Aldo Manuzio o
Hermann Zapf.
Naturalmente saranno lavori di natura anche fondamentalmente diversa, esattamente come uno schermo bitmap non ha niente a che vedere con un foglio di carta, anche se molte volte lo imita per il nostro quieto vivere.
Secondo Bloomberg,
l’anno prossimo arrivano i primi Mac con processore Arm.
La cosa in sé
non è una novità. Se ne parla da anni.
La notizia vera, fosse vero, sarebbe la data precisa, più il parlare dei processori e non dell’annuncio della transizione.
John Gruber
copre al meglio l’articolo di Bloomberg e nota la vera bomba: se l’anno prossimo ci saranno Mac con processori Arm, l’annuncio avverrà durante
Wwdc, a giugno prossimo.
Visto anche il formato virtuale dovuto all’emergenza sanitaria, questa edizione di Wwdc potrebbe essere davvero epocale. Non me la perdo proprio.
Ti distrai un attimo e succedono cose che sbalordiscono, come
l’indiscrezione che Immuni userà la piattaforma
Privacy-Preserving di Apple e Google. Eppure ci sono magie più piccole capaci di incantarmi maggiormente.
In serata il mio Mac era connesso via VPN a una scuola americana.
Mia nipote, da casa sua, controllava lo schermo del mio Mac via iMessage e faceva i compiti sulla piattaforma della scuola americana.
Mia figlia si addormentava mentre il sistema audio di casa trasmetteva una playlist di sottofondo presente, ovvio, su Mac.
L’idea di mettere enfasi su una tastiera per iPad da parte di Apple
continua a piacermi poco ma non ho potere di fermarla; mi consolo con la recensione della
Magic Keyboard per iPad Pro da parte di Federico Viticci, che titola di
una nuova specie di laptop.
Ticci scrive quello che speravo di leggere: la natura di computer modulare propria di iPad non cambia e la tastiera incoraggia un uso fortemente ambivalente dell’apparecchio, ora portatile ora tavoletta, senza pretendere di farlo diventare un nuovo modello di MacBook Pro. Ne abbiamo già, fanno cose straordinarie, hanno altre specificità di uso. Sono un’altra specie.
Sono il primo a dire che dei rumor non bisogna curarsi. Devo fare eccezione per questo
tweet di Jon Prosser:
Metti che veramente iPadOS 14 contenga XCode. Internet collassa sotto il peso di milioni di utenti che vanno a invertire la polarità su milioni di pagine web che avranno da spiegare come iPad si sia trasformato improvvisamente in un computer.
Dalle mie parti si dice ciao pepp quando qualcosa è andato male o andrà male e nulla si può più fare a riguardo.
Pepp-Pt, chiedo scusa per le banalizzazioni atroci che stanno per seguire, è un gruppo di ricercatori che lavora a livello europeo per una soluzione centralizzata di tracciamento contatti destinata ad app utili a consentire l’avvio della fase due, una volta che il contagio sia in fase discendente, e favorire la circolazione delle persone senza fare lo stesso per quella del virus.
Periodicamente ritorno sulla
questione della didattica a distanza perché il dibattito presenta numerosi risvolti che danno sul surreale.
Può capitare di leggere commenti come
questo, dove si trova una riflessione che ho già visto:
Ora, [ministro dell’istruzione], lei è in grado di assicurarmi che il 100% dei bambini ha la possibilità di restare in pari con gli altri in questo momento?
Non ho nulla contro chi esprime il concetto, ma sul concetto ho molto da dire. Perché il 100% è un obiettivo finto che serve a opporsi a priori contro l’insegnamento online.
In questi giorni vedo diverse persone con la dovuta preparazione matematica che recuperano i dati pubblicamente dispnibili sulla pandemia e aggiornano grafici sull’andamento dei contagi.
Ma ho trovato solo Dr. Drang che
lo lascia fare al computer.
I suoi grafici
vengono aggiornati da una combinazione di Python, comandi da Terminale e calendarizzazione di eventi sul computer: il reperimento dei dati e il disegno delle curve avvengono con frequenza regolare durante tutta la giornata e così non esiste il rischio di perdere un aggiornamento della base dati a causa di un crash o un blackout.
Una pubblicazione Internet-only che
compie trent’anni è un fatto inusitato e lo scrive lo stesso Adam Engst, che sa di essere protagonista con Tidbits del panorama editoriale Apple da sei lustri.
Neanche a dirlo, Tidbits naviga nelle stesse acque di tante altre iniziative in questi giorni; meno abbonamenti, meno donazioni, meno tutto.
Il destino umano delle persone di questi giorni mi sgomenta sempre, mentre quello delle testate dipende, a volte mi coinvolge e a volte mi lascia indifferente. Non solo Engst è uno che merita di farcela e di superare il momento difficile nel modo migliore possibile, ma Tidbits è un pilastro di informazione e soprattutto informazione corretta che spero riesca a continuare per altri trenta, sessanta, novanta anni.