Detto del calendario dell’Avvento più importante (lato software ovviamente) e riferito del calendario-novità varato da Mozilla Foundation e dedicato a JavaScript, non ci resta che Slashdot e la sua rassegna di calendari che a questo punto auspico onnicomprensiva, così sarebbero tutti coperti.
C’è di tutto, da Perl – il primo – al calendario del James Webb Telescope. C’è retrocomputing e c’è una lista dei migliori giochi del 2024, per tacere di tutto il resto che non è poco.
Molti mesi fa mi sono ripromesso di affrontare finalmente BrogueCE come sfida e ieri sera finalmente sono arrivato al traguardo dell’ ascensione: ho raggiunto il ventiseiesimo livello di profondità, per impossessarmi dell’Amuleto di Yendor e riportarlo in superficie senza commettere errori.
Non commettere errori è la prima regola di ogni roguelike, in cui death is final e puoi trovarti a un passo dalla vittoria ma devi ripartire da zero. In Brogue Community Edition (BrogueCE, da ora Brogue e basta) il concetto è elevato alla massima potenza; il gioco è noto per essere uno dei più spietati e letali nel suo genere.
Non piacesse Advent of Code, c’è un modo alternativo per avvicinarsi al Natale e fare lavorare le meningi, magari tenendosi reattivi con una buona tazza di quello bollente: Mozilla e Scrimba hanno lanciato JavaScriptmas.
Il solito, per modo di dire, calendario dell’Avvento, in salsa JavaScript.
È ancora possibile risolvere i quesiti che sono già stati posti nei primi giorni dell’iniziativa e non è necessario dare le risposte nel giorno in cui vengono pubblicate le sfide, purché si consegni tutto prima della fatidica mezzanotte della vigilia.
Di cantonate ne prendono tutti, compreso il sottoscritto. Diverso è però fraintendere il significato delle cose e pretendere di dare giudizi senza conoscere le basi.
È qualcosa che si vede tutto i giorni e ovunque; difficilmente ho visto una sproporzione tra percezione e realtà tanto grande quanto quella relativa a Surface Studio di Microsoft.
Si trattava di un all-in-one caratterizzato da un sistema di giunti che consentiva allo schermo di lavorare pressoché a qualsiasi inclinazione, anche parallelo alla scrivania per usare la penna ottica sullo schermo touch oppure verticale come un normale iMac.
Grazie a Simon Støvring, già autore di Runestone che continua a rivestire la carica di mio editor testuale su iPad, tornano trionfalmente le lucine di Natale appese alla barra dei menu e pure al Dock di Mac.
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Rimango dell’idea che Touch Bar su MacBook Pro fosse una buona idea. Non ha attecchito perché la gente ha paura delle cose nuove e quella era montata su macchine costose; non secondariamente, erano macchine ritenute da molti non all’altezza della qualità e degli standard di Apple.
Come in molti altri casi, gli sviluppatori non hanno dato fiducia alla novità e, mediamente, sono rimasti in attesa di vedere se prendeva piede. Le macchine non si vendevano moltissimo perché suscitavano polemiche indipendentemente da Touch Bar, che a sua volta usciva male dalle recensioni perché mancava di supporto software, visto che gli sviluppatori aspettavano.
Confermo che Sequoia ha un bug per il quale può verificarsi – non è detto che si verifichi – l’indifferenza delle Impostazioni rispetto alla nostra regolazione del ritardo nella ripetizione dei tasti.
Confermo – per quanto riguarda la mia installazione – che il rimedio proposto da Brett Terpstra funziona.
Si tratta di digitare nel Terminale il comando defaults write -g ApplePressAndHoldEnabled -bool false e poi riavviare (Terpstra dice che potrebbe funzionare anche un logout login; io ho riavviato).
Temo di sapere come impiegherò eventuale tempo libero durante il periodo natalizio: giocherò a Marosia.
Marosia è un gioco di ruolo interamente testuale, con regole impegnative e un buon numero di razze e classi tra cui scegliere. Non è il classico divertissement del programmatore annoiato che, creata una cosa, la butta lì e si dimentica. Ci sono vincoli alla creazione di più di un personaggio e, per quanto abbia solo gettato un’occhiata, l’idea è che si tratti di una cosa potenzialmente seria.
Sono capitato per pura casualità su un post dello scorso gennaio in cui criticavo la politica dei prezzi di Panic a proposito di Prompt 3.
Casualità appunto, perché neanche ricorre l’anno, sono meno di undici mesi. L’ho tuttavia riletto e ho scoperto come in Italia Prompt 3 costi trenta euro all’anno, mentre in USA sono venti dollari. C’è una bella differenza.
A parte il pricing, constato semplicemente che negli undici mesi trascorsi non ho sentito minimamente su iPad la mancanza delle funzioni di Prompt 3 (sono rimasto alla seconda versione).
Qui si fa sul serio e ho deciso che, al contrario del duemilaventi, del duemilaventidue e del duemilaventitré quest’anno sarei stato puntuale nel segnalare Advent of Code 2024. Il quale è effettivamente iniziato da alcune ore, ma solo con il countdown alla partenza effettiva.
Non ci sono scuse per non provare ad annusare la programmazione e tentare di risolvere qualche enigma, magari imparando pure.
Non c’è niente da perdere se non l’occasione, quindi cogliamola.