Siamo stati in gita nei boschi in cerca di castagne. Per arrivarci mi sono fatto guidare da Mappe.
Nella serata ho ripensato a un amico che ha installato
Immuni e da quel momento ha visto crollare l’autonomia di iPhone.
Gli ho proposto di verificare se il problema sia veramente Immuni oppure qualche processo impazzito, qualche app con problemi momentanei eccetera. Mi ha risposto che no, siccome l’aumento dei consumi coincide con l’installazione di Immuni, per forza si tratta di quella.
Della Sicilia ho ricordi stupendi, comunque pensavo a John e alle sue inimitabili
recensioni di macOS, allora Mac OS X e seguenti, su Ars Technica.
Rimangono inimitabili. Federico Viticci tuttavia ci va molto vicino con la sua
recensione di iPadOS e iOS.
Completamente da leggere anche se ci vuole molto. Lo stile di Federico è molto diverso da quello di John e può solo andare così, anche perché nel parlare di iOS e iPadOS è del tutto controproducente andare sotto il cofano della macchina, dove nulla sostanzialmente ci interessa.
Una nozione evidente: assistere a una presentazione di prodotto in persona ha tutt’altro sapere rispetto a guardarne una sullo schermo.
Un’altra nozione evidente: Anche dove ci fosse lo spazio in agenda, non è esattamente il momento migliore per recarsi ad
Apple Park per vedere la presentazione di un
nuovo watch o di un
nuovo iPhone.
L’attuale modalità di presentazione dei prodotti può non essere quella ottimale. In compenso, è il meglio che possiamo avere in questo periodo.
In diretta dal registro elettronico della scuola di Lidia.

Dicevano che non sarebbe stato possibile tornare a com’era prima. Invece niente è impossibile per la scuola.
Per quanto tenuto alla più assoluta riservatezza, una cosa la posso dire: la totalità dell’azienda passerà a Mac. Il numero di postazioni di lavoro interessate ha quattro cifre.
Se qualcuno vuole illustrarmi le terribili conseguenze che avrà questa decisione, sono tutto orecchi, perché proprio non le scorgo.
Certo, iPhone 12, HomePod e compagnia sono annunci importanti e ci si tornerà sopra presto. Peraltro, erano attesi e si aggiungono a una continuità.
Intanto Apple fa cose interessanti con ricadute meno eclatanti, ma di rilievo. Per esempio, il suo framework per le mappe ora
consente a DuckDuckGo di fornire indicazioni per chi guida o cammina.
DuckDuckGo è un motore di ricerca outsider costruito, a differenza di Google e degli altri, sul rispetto della privacy dei suoi frequentatori; un’impostazione fortemente perseguita da Apple che, guarda caso, trova sbocchi fuori da Cupertino e rappresenta una sorta di certificazione reciproca: se DuckDuckGo si fida del motore di mappe Apple, possiamo fidarci anche noi. Se Apple concede MapKit a DuckDuckGo, significa che quest’ultimo è una realtà da considerare.
E niente,
apre oggi un iMac 2004 per commentare l’unboxing come se fosse quello di una macchina appena uscita.
È una storia terribile e lo so perché quell’iMac l’ho avuto in casa. Una macchina straordinariamente moderna e però, a leggere adesso le sue specifiche, quasi scappa da ridere.
Ah, la sincronicità. Un attimo dopo avere scritto delle
paure dei genitori che devono comprare tecnologia per i figli mi ritrovo con le mani impegnate da un libro dove ci sono un sacco di risposte in tema. Il bello è che il libro non parla affatto di quello; parla di
Ambient Findability.
Non intendo spiegare di che cosa tratti il libro, solo citare passaggi che riguardano la questione di cui sopra. Il libro, si sappia, risponde veramente a un sacco di domande già nelle prime poche pagine.
Leggo surreali scambi di pareri di genitori terrorizzati dall’idea che la scuola chieda al figlio dodicenne di usare, tra gli altri materiali didattici, il tablet. (Il nome in gergo serve a trasmettere istantaneamente l’ostilità verso l’oggetto alieno). Per questioni economiche? Macché. Per il timore che faccia brutti incontri in rete, o che passi la giornata con gli amici su WhatsApp, o che vada in iperconnessione per citare un bravissimo psicologo, e scarsissimo tecnologo, molto à la page negli ambienti più ricchi di analfabeti tecnologici.
NetHack, a dirla tutta, andrebbe giocato su Mac per essere pienamente apprezzato.
Solo che, quando hai avuto in mano per abbastanza tempo un iPad Pro, non vuoi fermarti davanti a niente e nessuno. Tranne, a volte, l’incertezza.
Si potrebbe infatti cominciare da
Pathos, in effetti un remake dell’originale, validissimo.
Oppure da
iNetHack2, in tutto e per tutto l’esperienza dell’originale.
Il fatto è che, per cominciare, con Pathos si impara più in fretta. Ma sono certo che con l’andare del gioco, la sua interfaccia maggiormente verbosa (in senso visivo) diventerà pesante.