Ci sono tante ragioni a spiegare la frequenza dei refusi che compaiono in queste pagine. E io odio i refusi.
A volte scrivo in modo meditato e a volte invece apro il flusso di coscienza. La velocità aumenta a dismisura, smetto di guardare la tastiera e anche lo schermo, intendo con attenzione. C’è un piacere adrenalinico nel vedere scorrere le parole e sentire che la narrazione procede verso la sua naturale conclusione. L’attenzione si sposta dal particolare al generale e l’errore non si vede più. Magari c’è una rilettura alla fine; magari c’è meno tempo del dovuto e nessuno rilegge.
Ci eravamo lasciati a gennaio 2019 con il
tentativo di recuperare i dati perduti su un disco Ntfs di amici tramite una duplicazione del disco con dd, stroncato dalla mano innocente e inesorabile della secondogenita.
Il vero problema non era quello genitoriale, ma l’estrema lentezza della procedura. Così ho deciso di riprovare con
ddrescue, programma parente di dd e, come dice il nome, indicato per soccorrere dischi in difficoltà.
ddrescue non è affatto più veloce di dd, anzi. Però salva un log dal quale si può riprendere un salvataggio interrotto da un blackout o da una figlia informaticamente sciagurata.
Una nuova recensione su The Verge.
Questo nuovo prodotto è sorprendentemente piccolo nelle dimensioni e nel prezzo.
Si accende un nuovo interesse. Addentriamoci nella nuova lettura.
Ho passato la scorsa settimana ad armeggiare con una versione non funzionante del nuovo prodotto…
Non funzionante. Ecco. In che modo è utile una recensione di un prodotto non funzionante? Per esempio:
La caratteristica che più attira l’attenzione del nuovo prodotto è il grande cerchio nero legato al raffreddamento e alle ventole. Mantiene il flusso dell’aria lateralmente se il prodotto è in piedi e in alto se il prodotto è adagiato orizzontalmente.
Citazione da un
pezzo di John Gruber:
L’industria del tracciamento ha ragione nel ritenere che gli utenti di iOS 14 negheranno a stragrande maggioranza il permesso di farsi tracciare. Non dipende dal fatto che il messaggio informativo di Apple li spaventi senza motivo; dipende dal fatto che il messaggio informativo di Apple spiega con precisione e in linguaggio chiaro che cosa sta succedendo, ed è una cosa repellente. La richiesta del permesso di farsi tracciare è qualcosa che nessuna persona sana di mente accoglierebbe, perché nessuno sano di mente accetterebbe questo tipo di tracciamento.
Si arriva al 2020 con gente che ancora nutre il mito di iPad come
macchina buona solo per consumare bit e mostra di non seguire Apple Gazette.
Nell’articolo
iPad Pro per i contenuti creativi, all’opposto di un apparecchio per consumo di dati si respira aria della nostra epoca. Si può leggere un accenno al fatto che il nuovo iPad Pro è più veloce del novantadue percento dei portatili sul mercato. Si commenta l’interesse di Adobe per portare su iPad Pro le proprie applicazioni più redditizie (non che siano meravigliose le applicazioni di Adobe, ma sono una forza comunque).
Per motivi ineludibili di lavoro mi tocca sostenere il peso di due account ai servizi online di Microsoft.
Significa che, senza che io abbia chiesto alcunché o espresso alcun consenso, mi arriva in posta periodicamente un rapporto di Network Analytics in cui Microsoft riassume i contatti che ho avuto, quanto sono durati eccetera.
Ovvero, sorvegliano il mio lavoro.
Dopo due o tre rapporti, ho fatto clic sul link di disiscrizione. Il risultato è questo:
Più si va avanti più diventa difficile trarre giovamento dalle raccolte di liste di scorciatoie e trucchi. Checché ne dicano quelli che si lamentano della scomparsa della findability, lentamente si impara tutto o quasi; le liste troppo dettagliate sono troppo lunghe per essere utili; quelle troppo corte fanno scoprire nulla di nuovo.
In questo panorama di noia strisciante e progressiva mi piace segnalare Tristan Hume e il suo
elenco di consigli potenzialmente interessanti su macOS.
Secondo
il sondaggio 2020 della comunità mondiale degli sviluppatori su Ruby On Rails, un terzo degli oltre duemila che hanno risposto usa come editor Visual Studio di Microsoft, che ha la maggioranza relativa. Per fare un governo servirebbero però alleanze, visto come ci sia spazio nelle risposte per Vim, Sublime Text, RubyMine, Atom, Emacs, TextMate e altri.
In compenso, quasi tre su quattro usano macOS. Settantatré percento, per essere esatti. A usare Ruby on Rails su Windows è il tre percento.
Mostri sacri dell’epoca digitale che invecchiano senza dignità.
Richard Stallman, l’uomo capace di iniziare
la rivoluzione del software libero,
in balia dei minus habens politicamente corretti.
Cory Doctorow, ispiratore di
Creative Commons e pioniere di una nuova legislazione più adatta al copyright al tempo dei computer, ora pubblica un libro su
come distruggere il surveillance capitalism: un concentrato di ideologia cieca, pregiudizi, luoghi comunissimi più che comuni, radicalista come chiunque abbia voglia di tutto tranne che di cambiare veramente qualcosa. Il suo bersaglio sono le aziende della Big Tech (che è di moda attaccare) con il loro sistema che finisce per privarci del libero arbitrio a forza di raccolta dati e profilazione.
Evidenza empirica: Teams e Meet consumano circa il doppio della batteria che consuma Zoom.
Non ci si può credere: il servizio è sommariamente identico, eppure c’è una evidente differenza di programmazione sotto al cofano.
Se si sta alla scrivania importa magari poco; in mobilità, non ci sono dubbi sulla scelta ideale e viene naturale anche mettere in secondo piano le perplessità sulla privacy garantita da Zoom.
Fosse per me io farei comunque tutto in
Jitsi. È che tutto non si può avere.