Da una parte Patrick Moorhead di Forbes,
Perché potresti voler rinunciare a MacBook Pro 13” M1: una recensione equilibratissima in cui tra i difetti della nuova architettura si denuncia la mancanza di connessione 5G (è vero, non l’ho inventato, giuro, chi non ci crede legga). Ecco come parla di giochi:
Secondo me c’è una ragione per cui Apple e i primi recensori parlano sempre di Tomb Raider per Mac. Credo che sia perché è uno dei pochi giochi AAA che funzionano relativamente bene in emulazione, sopra i trenta fotogrammi per secondo; sta in App Store; e sfrutta le interfacce applicative proprietarie Metal di Apple invece di interfacce applicative aperte.
Un altro segnale che qualcosa è cambiato ed è cambiato molto? John Gruber ha scritto su Daring Fireball un
commento ai nuovi Mac con processore M1 che gli ho chiesto eccezionalmente di poter tradurre per intero, da quanto tocca e ispira.
Non ho con lui un contatto personale diretto e immagino che il mio tweet si sia perso in mezzo a una tonnellata di altri. Peccato, lo avrei fatto volentieri nonostante la fatica – è roba bella lunga – in quanto non si leggeva una cosa del genere, non solo di Gruber, da molti e molti anni.
Su Twitter infuria, tra mille thread, quello dedicato ai chirurghi che fotografano momenti o esiti delle proprie operazioni e
iPhone che interpretano gli scatti come cibo. Si trovano centinaia di contributi.
Conosco la materia per avere partecipato come giornalista a un paio di congressi di videochirurghi e sono abbondantemente vaccinato contro l’effetto splatter. Qualcuno potrebbe trovarsi imbarazzato o disgustato nei confronti di immagini non consuete e, nel caso, lo prego o la prego di fidarsi e proseguire oltre.
Primo atto: cattiva Apple, perché il nuovo Mac/iPad/iPhone⁄watch/tv è una macchina chiusa e non riparabile o difficilmente riparabile. Segue trombonata sul right to repair.
Secondo atto: cattiva Apple, perché ho portato il mio aggeggio all’Apple Store e vogliono darmene uno diverso per cinquecento euro invece di ripararlo. Ampiamente criticabile ma, per logica, come potrebbero ripararlo a costi ragionevoli se è una macchina chiusa?
Terzo atto: cattiva Apple, perché a me non la si fa: mi sono documentato su Internet, ho trovato i pezzi con poca spesa e mi sono fatto la riparazione da solo (variante: il cinese con spesa modica). Tiè!
La transizione è cosa grossa, se ne parlerà per un bel po’ e cambieranno tante cose. Lo
dice Steven Sinofsky, ex responsabile di Windows, non uno scappato di casa:
Confesso di avere molto peccato.
Mi serviva aprire in altrettante finestre di Safari una lista molto nutrita di indirizzi web.
Mi sono per un attimo brillati gli occhi al pensiero di risolvere il problema con uno script… ma era molto urgente.
Ho così incollato l’elenco di Url in una nuova cartella di segnalibri e, con un clic destro, ho detto a Safari di aprirli.
Sono pentito e attendo la penitenza.
A ogni aggiornamento software importante, vertono chiacchiere attorno al problema della compatibilità. Aspetto perché non so quando saranno disponibili le applicazioni, metti che qualcosa non funzioni, devo essere sicuro che funzioni tutto eccetera.
Con
la transizione di Mac a Apple Silicon e ai processori Arm, le discussioni sono elevate al cubo.
Fondate o meno che siano, l’impressione che resta sulla pelle è che gli sviluppatori si vedano investiti di un compito improbo (faccio solo presente che l’informatica personale è fatta di transizioni, aggiornamenti e salti di piattaforma da cinquant’anni). Alternativamente, che si ritrovino all’improvviso travolti da un ciclone a sorpresa che spazza le loro certezze (della serie me lo avevano
detto a giugno che i primi computer Apple Silicon sarebbero arrivati entro la fine dell’anno e questa intemerata di novembre mi coglie di sorpresa).
A seguito del
polverone sul servizio di controllo certificati via Ocsp, Apple ha aggiunto
alcuni capoversi alla propria documentazione sulla privacy, che traduco perché vedo disponibile solo la versione inglese. Aggiungo qualche grassetto a caso.
Gatekeeper effettua online controlli per verifica se una app contenga malware e se il certificato di firma dello sviluppatore sia stato revocato. Non abbiamo mai combinato dati ottenuti da questi controlli con informazioni sugli utilizzatori o sui loro apparecchi. Non usiamo dati da questi controlli per arrivare a sapere che cosa i singoli individui lancino o eseguano sui propri apparecchi.
Una cosa, cara Apple, che si potrebbe fare meglio e attende da anni: se aggiorni il sistema operativo e aggiorni le tue app in funzione del nuovo sistema operativo, non presentarmi l’aggiornamento delle app come se io, che devo ancora installare il nuovo sistema operativo, potessi davvero aggiornare loro prima del sistema.
Dovresti farmi vedere gli aggiornamenti che posso eseguire. It should just work.
Mi si scuserà se insisto sul tema di M1. Forse qualcuno ricorderà i tempi in cui Apple aveva perso la strada dell’innovazione. Non succedeva niente, secondo i detrattori. Qui, sembra che succedano cose, perché i detrattori si agitano a far sembrare il moto browniano una processione.
Succede che appaiono test di prestazioni sempre nuovi e adesso si legge che Rosetta 2, l’emulazione per le app Intel,
batte nei test Geekbench single-core gli altri Mac.