Sabino è stato troppo gentile a
riscoprire Cuore di Mela e trovarlo per tanti versi ancora fresco e utile.
Non lo riprendo per caldeggiare l’acquisto (non lo linko, chi avesse voglia lo troverà); il libro fa benissimo il suo lavoro e ancora oggi porta ogni anno numerosi centesimi di euro nelle tasche di Luca MisterAkko Accomazzi e nelle mie.
Solo per dire che ci avevamo visto anche abbastanza lungo sul tipo di direzione da dare alla divulgazione informatica in questi anni non più pionieri. E, per quanto cambi tutto in continuazione a frequenza impressionante, certi fondamentali (e certe burocrazie) restano immobili e immortali.
Nel mio
gruppo Slack (dove è possibile entrare facendone richiesta) si è discusso per merito di MailMasterC del perché i giovani d’oggi
non siano familiari con le opzioni di file, cartelle e alberi gerarchici mentre ai miei tempi, signora mia, le informazioni si organizzavano come si deve, con tutte le sottocartelle e le alberature che servivano.
Il tema è meno dopolavoristico di come appare e crea questioni significative, per esempio, in ambito didattico. È anche facile immaginare come conti in ambiti più evidenti come aziende di informatica o aziende tout court, nelle quali sapere dove stanno i file cruciali è spesso faccenda impellente.
Riga più riga meno, sono finalmente arrivato in fondo alla
recensione di iOS e iPadOS versione 15 scritta da Federico Viticci su MacStories.
E ho compreso quanto mi manchi per usare a imparare iPad (o iPhone, per quello) a un livello veramente competitivo.
Le ventitré paginate di recensione (Ok, una di credits, una introduttiva…) trattano tutti gli aspetti rilevanti dell’aggiornamento, Focus, Promemoria, Comandi Rapidi, estensioni di Safari, widget, schermata home e quant’altro. Mi rendo conto che, pur lavorando metà del tempo con iPad, in pratica lo uso come o quasi come il suo primo fratello maggiore del 2010.
Ci vorrebbe l’aiuto dei parlamentari europei.
È infatti stato annunciato
un nuovo branding della cavetteria Usb-C, allo scopo di chiarire ed evitare confusione.
Ansiosi come sono di
imporre all’Europa lo standard Usb-C e obbligare i costruttori a impiccarcisi, ci spiegheranno bene che cavi vogliono esattamente, quali di questi vanno bene, se vanno sostituiti da un cavo solo e se sì di che tipo, vai avanti tu che mi viene da ridere.
La domanda cruciale, soprattutto, è quale sarà il prossimo cavo Usb-C. Se andrà bene per lo standard, se dovrebbe sostituire quelli esistenti o aggiungersi, se, se.
È tornato lavoro che mio malgrado mi costringe a usare Teams. Però è cambiato l’account.
Allora inserisco il nuovo account nella app per iPad… ma la app logga da sola con l’account vecchio prima che io faccia in tempo a inserire l’indirizzo.
Riprovo e riesco finalmente a inserire l’indirizzo del nuovo account. Inserisco la password. Tocco il pulsante di conferma. Non funziona.
Avrò digitato male? Riprovo. Stesso risultato.
Alla fine cancello la app e la reinstallo. Funziona.
Sinceramente non ho capito bene se si chiami ancora iWork o se sia una semplice triade di programmi per scrivere, fare di conto e presentare; la loro evoluzione pareva comunque giunta a un punto nel quale questa o quella miglioria appariva marginale.
L’aggiornamento 11.2
fa eccezione. Le novità di poco conto sono molte, ma ce ne sono anche di rilevanti. Pages ha una anteprima del testo che si adatta allo schermo in uso in modo più accurato; Numbers ha le tabelle pivot, cosa che ha il potenziale di scatenare persone intelligenti con un motivo in più per togliersi dal tossico Excel.
Ogni volta che leggo come, sì, iPhone funzioni bene, ma per scattare foto veramente belle serva una vera fotocamera, vado a vedere una recensione di Austin Mann.
Quest’anno si è fatto
un giro in Tanzania e francamente, per quanto abbia usato iPhone 13 Pro come fotocamera, sembra che qualche immagine bella l’abbia ottenuta.
Enunciato il truismo, ovvero basta dare un’occhiata alle ottiche di un iPhone per capire come una fotocamera abbia possibilità di partenza diverse, sarebbe ora di guardare al concreto, ovvero che scatti vengono davvero prodotti oltre la pura teoria.
Venghino siore e siori al più grande spettacolo del mondo! Il qui presente installa una stampante da configurare via Wi-Fi sul Mac di una casa momentaneamente senza rete a causa di un guasto che verrà risolto, dicono a giorni.
La rete viene fornita da uno hotspot che, per come funziona la prima configurazione della stampante, deve arrivare da un apparecchio diverso da quello che dovrà controllare la stampante.
Per evitare fastidì, il qui presente ha pensato bene di usare il cavo USB per collegare la stampante al Mac; la prima configurazione deve essere online, ma poi è possibile ricorrere a USB.
Oggi lezione di politica.
Il vero progressista non vuole levare di mezzo il passato. Vuole il progresso.
Il vero conservatore non rifiuta il futuro per aggrapparsi al passato. Vuole partire dal passato che vale e merita di essere conservato e usarlo per progredire.
Progressisti e conservatori, se sono veri, vogliono la stessa cosa.
Ecco
OpenRA. Un vecchio gioco, bellissimo ma vecchio, viene ritenuto meritevole di proseguire la sua vita. Perché è vecchio, ma bellissimo.
Come
fa giustamente notare John Gruber, se la
proposta europea di standardizzazione dei connettori per computer da tasca fosse passata nel 2009, oggi saremmo a divertirci con un connettore a trenta pin o con quel microUsb che a guardarlo dentro sembra stato progettato da uno psicopatico.
Mentre non c’è il minimo dubbio che l’attuale USB-C prima o poi troverà un successore migliore. Per eliminare la spazzatura elettronica presente in forma di vecchi connettori sarebbe meglio finanziare la ricerca sulle forme migliori di carica wireless, che blindare il connettore e condannare mezzo miliardo di persone alla stasi tecnologica.