Intel ha partecipato all’edizione 2021 dell’
International Electron Devices Meeting di IEEE e ha presentato un impressionante elenco di nuovi processori… ehm, no. Di
promesse per il 2025.
Ogni tanto si discute di quanto sia consistente il vantaggio di Apple Silicon sulle architetture attuali di Intel e adesso lo sappiamo: tra i quattro e i cinque anni. Posto naturalmente che Apple stia ferma a guardare e non faccia progressi di suo, magari maggiori o migliori.
Test. Prendere un convinto di Windows e fargli leggere un articolo intitolato
Il nuovo rivale Asus di MacBook Pro costa cinquemila dollari.
Chiedergli se pensi ancora che Windows costa meno.
Risponderà di sì, perché crederci sempre.
Chiedergli se con la sola batteria offrirà le stesse prestazioni e la stessa autonomia di MacBook Pro.
Risponderà di sì, perché arrendersi mai.
Apple sarà anche una religione e i suoi presunti adepti dei fanboy, ma dall’altra parte abbiamo l’esercito delle simoneventure.
Ho sognato (giuro) che Apple offriva abbonamenti mensili a settantanove, novantanove, centoventinove, centosettantanove e duecentodiciannove, comprensivi di cloud, musica, film, fitness e computer.
Ora mi piacerebbe sapere se ho previsto il futuro come sarà dal duemilatrenta oppure se dovevo evitare il peperone.
Oppure se per il fatto che devo cambiare Mac mini e prendere un M1 pur sapendo che uscirà un nuovo modello l’anno prossimo. Quindi pensare all’idea di un leasing dell’M1 fino a quando esce il nuovo modello.
Apple si racconta in questi ultimi anni molto più che nei precedenti. Nondimeno, trovare articoli come questa
panoramica di Apple Design Team è ancora evento raro.
Il testo è interessante, contiene qualche piccola rivelazione e descrive bene l’essenza del lavoro del team addetto al design dei prodotti.
Ma le foto. Il testo si può anche non toccare; le foto sono tutte da guardare, parlano in modo che più eloquente non si può. Di una filosofia, di un metodo, di un attitudine.
Ringrazio Mario che
mi ha messo sulle tracce dell’importante discorso di un senatore italiano
impegnato nella conferenza interparlamentare di Lubiana sulla trasformazione digitale nell’educazione.
Nell’intervento è stato infatti dichiarato:
[…] ovvio è che studenti e docenti dovranno sviluppare una competenza digitale […]
e, pochi istanti dopo, quest’altro:
Mac ha graziosamente comunicato la disponibilità di Monterey e così ho acconsentito all’installazione.
Non ci ho fatto gran caso perché mi sono semplicemente spostato su iPad Pro a lavorare; l’installazione ha richiesto meno di un’ora.
Nessun cambiamento significativo nella disponibilità di spazio su disco o nella velocità; le applicazioni di uso quotidiano girano tutte come da copione. Se mai ho avuto un aggiornamento pressoché invisibile come impatto sul funzionamento generale, è questo.
Non è tanto un discorso sul retrocomputing, ammirevole, sentimentalmente energico, bisognoso di passione e competenza che neanche una pianta carnivora in vaso.
Quanto su quella nostalgia dei vecchietti (mentali) per cui una volta i computer erano cose affascinanti, si poteva smanettare, potevi guardarci dentro, imparare, programmare da zero, cambiare un pezzo se non ti piaceva e tutto questo senso di avventura malriposta che sa molto del profumo della carta quando si parla di ebook.
Diciannovemila dollari di premi per risolvere
sfide non impossibili di cibersicurezza, affrontabili – senza premi, solo per il gusto – anche nel solo ambito delle
vulnerabilità del codice.
Invece che vincere premi si può decidere di pagare per ottenere
sfide (e soluzioni) su Css e JavaScript. Qualcosa di meno esoterico?
HTMHell, dall’aspetto più satanista. Ma è solo HTML da capire meglio. Un’altra chance di affrontare sfide JavaScript
si trova qui.
È sempre tempo di restituire alla comunità qualcosa di quello che abbiamo ricevuto in abbondanza, contribuendo a software libero e magari
facendolo tutti i giorni in via eccezionale.
Una delle promesse fondamentali della rete è la possibilità di rendere le operazioni quotidiane più lineari, semplici, leggere; evitare o minimizzare la burocrazia, portare razionalità e precisione in tante procedure inutilmente arzigogolate.
Qualcosa è andato storto però. Ultimamente ho ripreso in mano diversi account vecchi su altrettanti servizi trascurati e più spesso che no bisogna affrontare piccole odissee prima di ritornare operativi.
L’episodio più irritante riguarda eBay, dove mi sono registrato molti anni fa per provare come funzionasse. Giusto per provare, misi in vendita un Urania che avevo doppio; se lo aggiudicò qualcuno a due euro. Ci rimisi perché ingenuamente non avevo contemplato nell’entusiasmo del collaudo le spese di spedizione, ma ero soddisfatto; l’esperimento aveva funzionato.
La delizia dell’informatica è che esiste sempre la possibilità di osare, cambiare, provare, sperimentare. La sua croce è che il novanta percento delle persone vive sperando di trovare un programma e usare sempre quello, sempre uguale, per tutta la vita.
Se poi questo programma arriva da qualche multinazionale, è la fine; la stagnazione, la morte cerebrale dei polpastrelli, l’incapacità di concepire qualsiasi cosa di diverso, quindi qualsiasi cosa di migliore. Il progresso non sempre migliora, ma con il passare degli anni la probabilità che lo faccia tende all’aumento.