Il mondo è bello perché le persone riescono ad accapigliarsi anche sul
comportamento dell’indicatore numerico della carica della batteria in iOS 16. Che poi è beta, ovvero: ci si accapiglia sul nulla o quasi.
La controversia tuttavia è interessante come campo di applicazione del design dell’interfaccia, dal momento che in un ambito così ristretto non c’è rischio di farsi confondere da considerazioni di contorno: come dovrebbe aggiornarsi l’icona della batteria quando è attivo l’opzionale (va ricordato) indicatore numerico? Questo tweet mostra bene
varie alternative possibili:
So che non dovrei temere alcunché, eppure per un qualche retaggio dimenticato ho sempre tenuto
watch a secco quest’estate, togliendolo prima di entrare in acqua.
Ho fatto una eccezione e lui se ne è accorto, proponendomi di registrare una nuotata.
La parte interessante è che ero in una piscina per ragazzi, ad accompagnare le figlie. Si giocava, ci si muoveva, certamente non si nuotava in senso stretto.
L’algoritmo ha tuttavia centrato perfettamente la situazione, per lui inedita a mio riguardo. Quando a Wwdc si illustravano miglioramenti degli algoritmi di riconoscimento delle attività, non avevo dato all’annuncio più di tanta importanza.
Ho deciso di preparare un Comando rapido che su iPad formatta la data e l’ora del momento per incollare tutto nell’intestazione dei post. Il formato previsto da
Hugo, il motore, è 2022-08-11T02:16:52+01:00. Ho imparato alcune cose, piccolissime, ma le ho imparate.
Il formato anno-mese-giorno non è contemplato tra quelli preimpostati nei Comandi rapidi e va specificato a mano. Però va scritto nella forma yyyy-MM-dd, con le emme maiuscole, perché se sono minuscole appare un numero di mese senza senso, almeno in apparenza. Studiando verrà fuori il motivo ma, come dice re Aragorn nel film Il Ritorno del Re,
non è questo il giorno.
Grazie a
@giorgiospiga per avermi segnalato il prossimo cambio di abitudini di GitHub in fatto di tracciamento della navigazione: il sito, che prima non lo faceva,
distribuirà cookie per migliorare l’esperienza, come si dice quando l’obiettivo è erogare pubblicità più personalizzata grazie alla maggiore profilazione di chi passa di lì.
I proprietari di GitHub sono gli stessi di Bing, il motore di ricerca che
traccia i Magic Link prodotti da certe app e servizi per eseguire un login sicuro (ehm) senza bisogno di una password.
Mi sono portato Mac mini per lavorare lontano da casa e ora mi trovo momentaneamente lontano pure da Mac mini.
Forse ho finalmente trovato il Graal per queste situazioni: la VPN frustrantemente facile di
Tailscale.
Fa impressione. Ti registri, scarichi la app sui device da collegare, autentichi la app. I device sono collegati in VPN senza problemi di firewall, router, porte, server, preferenze, sacrifici di vegetali e minerali alle forze del destino delle reti. Niente, lanci la app e sei in VPN.
Ho acceso, a beneficio della quattrenne, un venerabile
PowerBook 12” G4 oltre quattro volte più anziano di lei.
Macchina superba, ancora oggi piacevole da usare, una delle eccellenze nell’infinito elenco prodotti di Apple. Per quanto portatile di dimensioni minime, tutt’altro che problematico dal punto di vista delle prestazioni.
Eppure, acceso oggi, è lento. Neanche tra i più lenti, se conto le macchine archeologiche che mi è capitato di accendere ultimamente. Comunque, lento.
Sono uno specialista nel venire a sapere le cose per ultimo. Se non altro, mantengo il gusto della sorpresa.
Smanetto con Tv+ per ragioni filiali e mi imbatto nel Friday Night Baseball. Memore dell’
annuncio di marzo, provo a cliccare. Tv+ mi chiede di poter accedere alla geolocalizzazione per capire la mia nazionalità e decidere se posso guardare o meno. Accetto, per giocare onestamente.
Ho visto la partita.
Funziona. Niente bisogno di VPN, trucchi, app di dubbia reputazione, circuiti alternativi. Funziona.
Posto che ci sia ancora (e che altrimenti
si installa facile), nel tuo Mac c’è un unico software che consente di usare una calcolatrice, una calcolatrice con notazione polacca inversa, una calcolatrice da tavolo avanzata, una modalità abaco (!) e la possibilità di installare un foglio di calcolo, una addizionatrice di colonne di numeri, una calcolatrice di interessi sui mutui, un sistema per operare su matrici numeriche e financo un software per sistemare punti e virgole decimali al posto giusto.
Trovo stupendo che spaccino come notizia dei sedicenti
render Cad del prossimo iPad che a me sembrano un’esercitazione per gli ultimi arrivati nella classe di modellazione.
Ma la cosa fantastica è che l’unica cosa vagamente interessante su cui si poteva fare qualche affermazione cruciale, tipo l’uso di Usb-C oppure di Lightning, è stata accuratamente evitata. Chissà per quale mistero, la porta di connessione è stata coperta da una pecetta rossa.
Se c’era il vuoto, perché non mostrarlo? Se invece c’era qualcosa, perché coprirlo?
Lidia ha completato, praticamente da sola,
Alba: A Wildlife Adventure.
Alba è una app perfetta per magnificare Apple Arcade. Un’avventura grafica semplice e non stupida, con una innocua (ma articolata) trama di salvataggio della riserva naturale messa in pericolo dagli speculatori e tanti, tanti animali da avvistare e fotografare all’interno del gioco.
A Lidia gli animali piacciono molto e gli avvistamenti l’hanno guidata, uno dopo l’altro, ai percorsi necessari per risolvere l’avventura. Alba è una bambina in vacanza presso i nonni su un’isola e, per arrivare al lieto fine, dovrà esplorare l’isola nei suoi vari ambienti, artificiali e naturali. Dovrà parlare con persone ma anche soccorrere animali e, appunto, riempire il suo taccuino da birdwatcher.