Gli obiettivi di ricerca di OpenAI continuano a dispiegarsi: da un input testuale, ora il sistema
genera a richiesta anche nuvole di punti da cui ricavare, al momento con alterne fortune, modelli tridimensionali.
Nel frattempo capita di proseguire negli esperimenti con ChatGPT e i limiti dello strumento diventano sempre più chiari e frustranti. Non perché siano limiti in quanto tali: se dipendessero da un modello insufficiente, si potrebbe sempre adeguare il modello. Perché i limiti gravi sono quelli algoritmici, assai meno chiari da sistemare e suscettibili di permanere anche quando ChatGPT fosse addestrato con tutti i dati dell’universo (una versione tecnologica della
mappa 1:1 sulla cui perfezione ironizzava Lewis Carroll).
Le feste di Natale mi hanno regalato due iconici momenti-depressione alle Poste, uno Alla Ricerca del Pacco Perduto e un altro a ritirare la Raccomandata non Consegnata perché il Postino non ha perso tempo a suonare al citofono.
Non entro nei dettagli di qualcosa noto a tutti. Mentre si svolgevano le due agonie, nella contemplazione di una distorsione spaziotemporale votata alla lentezza, riflettevo sulla componente tecnologica. Oggi l’ufficio postale ne è pieno. Terminali, firma sullo schermo, scansioni, stampanti, archivi elettronici, codici a barre eccetera.
Ieri raccontavo dell’
arrivederci a iMovie per la sua macchinosità e inadeguatezza nel tempo presente ove uno non cerchi i titoli di testa modello trailer o il filo diretto tra fotocamera e montaggio.
Oggi sto estraendo il cartellino giallo per Dropbox, che ha cambiato la sua posizione nel sistema dalla cartella Inizio a una delle misconosciute cartelle dei servizi cloud. E non è una cosa buona.
Intanto fa saltare alias e preferiti nella barra laterale del Finder. Vabbè, si rifanno. Però, uffa. E poi, più grave, ho l’impressione che dentro la cartella in questione non funzioni, o non funzioni bene, la ricerca classica del Finder.
Mi è ricapitato un piccolissimo progetto video: una trentina di secondi prodotti a passo uno, a partire da una sequenza fotografica.
Si tratta di tecnica di base e mi aspetto sia risolvibile comodamente e in tempo umano su un programma di base. Invece iMovie mi ha fatto penare.
Nella versione Ventura ho apprezzato la presenza dell’export a 1080p; meno il fatto che uscisse sistematicamente un errore di Compressor, che non mi faceva generare il video definitivo. Ho dovuto lavorare su una copia del progetto e riavviare iMovie prima di arrivarci.
Mac mi ha proposto l’installazione di Ventura 13.1 e l’occasione ha generato una eccezione alla mia regola di lasciare che gli aggiornamenti si installino quando credono; ho infatti richiesto manualmente iOS e iPadOS 16.2.
La ragione era che, con gli aggiornamenti fatti, potevo usare
Freeform, per il quale nutro grandi aspettative e curiosità. Sono da tempo utente convinto di
Miro e tengo d’occhio gli sviluppi di
Penpot: nella collaborazione a mano libera si trovano opportunità di quelle che ci sono state promesse da sempre e che, diciamolo eufemisticamente, da tempo abbiamo smesso di trattenere in fiato in attesa che diventassero vere.
Gizmodo ha chiesto a ChatGPT di scrivere un articolo. I risultati sono raccolti nell’articolo (scritto da umani)
ChatGPT ha scritto un articolo terribile per Gizmodo. Questo l’input:
Scrivi un articolo per Gizmodo in cui spieghi i grandi modelli di linguaggio [quelli che addestrano gli algoritmi dei sistemi come ChatGPT]. Ricordati di inserire esempi specifici. Mantieni il tono leggero e disimpegnato.
Il risultato:
Quello che pensavamo fosse un processo veloce ed efficiente si è rivelato lungo, laborioso e frustrante.
Si svolgono interessanti dibattiti sulla natura di
ChatGPT e se possa veramente essere considerato intelligenza artificiale.
Io dico di no, altri –
Fabrizio Venerandi per esempio – è più per il sì, ma non è questo il punto.
A me preoccupa che, per rispondere a certe mie obiezioni, Venerandi faccia dire a ChatGPT:
No, non sono un sistema esperto degli anni novanta.
E io, per ribattere, impieghi una manciata di minuti per fargli dire:
Anche se BBEdit non arriva a queste
vette di genio assoluto, ha pur sempre i worksheet!
Quei piccoli particolari che fanno la differenza.
Fatta qualche prova con la
chat di OpenAI, la trovo un onesto sistema esperto per il 2022, addestrato su un modello di dati abbastanza vasto da suggestionare le menti più labili dal punto di vista dell’analisi, con tutte le tare e i difetti che i sistemi aperti avevano negli anni novanta. Più dati a disposizione, poco o nient’altro.
Basta poco per trovare innumerevoli modi per fare venire alla luce le lacune nel modello di addestramento. La chat non impara da se stessa e non registra le infinite conversazioni cui viene sottoposta, il che nega uno dei presupposti non solo della presunta intelligenza artificiale come viene spacciata, ma proprio il machine learning in se stesso. Per essere sostanzialmente un sistema di machine learning, il fatto che non impari la degrada a curiosità temporanea, limitata e limitante per chi ci rimane invischiato. Succedevano le stesse cose con
Eliza tanti anni fa; il sistema era solo più stupido e in grado di abbindolare gente più stupida. Le soglie si sono alzate.
Nel 2023 Apple
proteggerà in modo importante gli account e l’attività di comunicazione iCloud di persone ad alto rischio di violazione della propria privacy da parte di organizzazioni illiberali, consentirà l’uso di chiavi hardware per validare l’accesso a iCloud e espanderà radicalmente le categoria di dati su iCloud che verranno cifrate end-to-end.
Nel 2021, Apple annunciava un sistema per verificare in modo sicuro e rispettoso della privacy la presenza su iPhone di foto registrate in un database alimentato dalle organizzazioni per la lotta alla diffusione di materiale pedopornografico online e la cosa passava per un attacco alla privacy degno del peggiore capitalismo della sorveglianza. Edward Snowden
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